domenica 3 aprile 2011

Renzi: “Vince l’antipolitica se non fate come Zapatero”


Su La Stampa di oggi l'intervista a Matteo Renzi, unica personalità politica che dice alcune cose che tanti cittadini (non solo del PD) dicono ogni volta che vengono interpellati. Ed è anche uno dei sindaci più amati d'Italia. Insomma VIVA RENZI!

Con un anno di potere ancora davanti a sé, il premier socialista spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato ieri di non volersi ripresentare, una decisione destinata ad alimentare la «crociata» di Matteo Renzi, profeta di un drastico ricambio generazionale, e infatti il sindaco di Firenze si compiace: «Una lezione di sobrietà e di stile davvero apprezzabile. Non so se riusciremo a far tesoro dei buoni esempi, ma stiamo attenti: le monetine e i tafferugli ci dicono che siamo di nuovo in una fase nella quale l’anti-politica sta crescendo. Siamo vicini al punto di rottura, il fiume è vicino alla spalletta. E’ ora di dare risposte forti».
Renzi, è difficile immaginare qualcosa di simile in Italia, ma forse Zapatero ha semplicemente capito di essere spacciato?
«Non credo che la sua decisione sia legata soltanto ai sondaggi. In Spagna l’impegno a restare in carica per due soli mandati sta diventando uno stile. Ricordiamoci di Aznar: nel 2004 era in vantaggio, i sondaggi erano positivi e in crescita, eppure decise di non ripresentarsi e di lasciare spazio ad altri. Una scelta contrastata, senza la quale i Popolari – nonostante l’attentato dell’11 marzo e la sua cattiva “gestione” avrebbero potuto rivincere».
Si potrebbe obiettare: eleganze di una «giovane» democrazia…
«Resta il fatto: due leader giovani come Aznar e Zapatero, dopo due mandati, decidono, de-ci-do-no, di non ripresentarsi. Uno stile che apprezzo moltissimo. Ma non è soltanto uno stile spagnolo».
Da noi chi sta in sella fa l’impossibile per restarci, ma non è una prerogativa soltanto italiana...
«Potremmo raccontarla come una barzelletta, ma non lo è: ripercorriamo a ritroso e prendiamo le foto-tessere dei leader del mondo che hanno partecipato ai G7 e G8 in Italia, dal 1994 ad oggi (da Napoli all’Aquila, passando per Genova): ebbene scopriremo che mentre tutti gli altri sono cambiati – prendiamo Clinton, Bush e Obama, oppure Kohl, Schroeder e Merkel – da noi ci sono sempre Berlusconi e sempre la stessa sinistra. Zapatero ci rafforza nell’idea che il principio della rotazione è sacrosanto e funziona in tutti i Paesi. Normale è Zapatero, gli anormali siamo noi».
Ha detto rotazione? Si sarà mica dato una calmata semantica? Ha abbandonato la rottamazione?
«No, no, sono affezionato alla rottamazione! Diciamo così: i deboli di cuore e chi non ama la rottamazione, abbia rispetto almeno per la… rotazione. Un principio democratico che funziona in tutto il mondo, che sarebbe riduttivo considerare come un fatto anagrafico. In Italia spero sia finito il tempo in cui si faceva politica per tutta la vita».
Da noi soltanto Prodi si è ritirato. Le pare che una certa «vischiosità» riguardi soprattutto gli ex giovani del Pci?
«Non mi pare che sia un copyright made in Pci. Quel partito aveva delle regole e le faceva rispettare. Dopo due legislature andavi a casa. Semmai mi sembra la caratteristica di una generazione, quella di coloro che oggi hanno attorno a 60 anni e che hanno vissuto nel mito del proprio essere una generazione e nel mito di voler cambiare il mondo. Continuano a star lì nella presunzione di poterlo ancora cambiare, ma se non ce la fai in 10-15 anni, non ti puoi incatenare a un posto di responsabilità».
Nel Pd il leader chiede elezioni anticipate, l’ex leader un altro premier, il presidente del partito misure «aventiniane»: le sembra un partito con le idee chiare?
«Invece che schierare il Pd nel derby pro o contro l’Aventino, al mio partito serve uno scatto. Bersani, proprio perché è stato apprezzato forse più come ministro che come segretario, proponga una nuova lenzuolata di riforme istituzionali e costituzionali. Dimezzamento del numero dei parlamentari, da realizzare subito. Abolizione del vitalizio per parlamentari e consiglieri regionali. Nuova legge elettorale per scegliere direttamente gli eletti. Trasformare la Provincia in organismo di secondo grado, con un Consiglio formato dai sindaci del territorio, con taglio di costi e di posti. Imporre il ricambio, attraverso un tetto ai mandati parlamentari».
Nello Statuto del Pd è previsto un tetto di tre mandati...
«Bene, proponiamo un tetto di tre mandati senza eccezioni. Quel che conta è il messaggio: mentre il governo propone una riforma costituzionale a uso personale, il Pd vuole una svolta per battere l’anti-politica: con una profonda riforma della politica».

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