lunedì 4 aprile 2011

Andrea va a Lampedusa

Andrea è Andrea Sarubbi, deputato del Partito Democratico, che con il più famoso collega Furio Colombo, si è recato nei giorni scorsi sull'isola di Lampedusa teatro dello sbarco dei profughi e dei migranti provenienti da Tunisia e Libia. 
Ma per loro i cancelli del centro di Prima Accoglienza di quell'isola non si sono aperti, probabilmente la loro presenza non era gradita (diciamo così...). Ecco il resoconto del nostro parlamentare, preso dal suo blog (http://www.andreasarubbi.it/?p=5966)







Avrei voluto raccontarvi di Lampedusa, di come sono ospitati nei centri di accoglienza gli immigrati ancora rimasti sull’isola, della situazione dei minori – che sono gli ultimi a partire – e dell’impegno delle varie associazioni umanitarie al fianco dei disperati. Avrei voluto e lo avrei pure fatto, se mi avessero lasciato entrare. Invece, quando Furio Colombo ed io stavamo per cominciare il nostro giro dal Centro di prima accoglienza, è squillato il telefono per avvisarci che no, non si poteva fare. E non si poteva andare neppure nella ex base Loran, dove sono rimasti diversi minori che nelle prossime ore dovrebbero prendere un aereo per Nonsisancoradove. Proprio mentre le forze dell’ordine ci stavano accompagnando a visitare l’isola, infatti, è arrivato un non meglio identificato ordine-del-Viminale che ci proibiva l’accesso nei centri. Ho chiamato il gabinetto del ministro, per avere spiegazioni, e poi pure il prefetto di Agrigento: “Li avvertiremo dell’inconveniente e vi faremo richiamare”. Stiamo ancora aspettando.
Come sapete, un deputato ha il diritto di entrare in carcere senza preavviso: rientra nelle prerogative del parlamentare, che rappresenta i cittadini. Così è naturalmente anche per i centri di accoglienza: tanto è vero che a Lampedusa li hanno visitati due campioni dei diritti umani come Marine Le Pen e Mario Borghezio. Dicono pure – lo dice l’Ansa – che stamattina, poco prima di noi, ci sia entrato anche un nostro collega del Pdl, Fontana, ma mi rifiuto di crederci perché se fosse vero saremmo veramente all’apartheid politico. Fontana o non Fontana, noi eravamo lì: avevamo avvisato da giorni il comandante dei carabinieri – che infatti si è mostrato molto disponibile e che non se l’è sentita di darci personalmente la notizia: era così imbarazzato che ce lo ha fatto dire dal viceprefetto di Agrigento, arrivato con noi sull’isola – e volevamo verificare la situazione con i nostri occhi. Il fatto che ci sia stato impedito è piuttosto grave, perché lede uno dei principi dello Stato di diritto: oggi pomeriggio ne ha parlato in Aula il nostro collega Roberto Giachetti, domattina interverremo Furio ed io durante l’informativa di Maroni su Lampedusa, domani pomeriggio presenteremo un’interrogazione o un’interpellanza urgente perché vogliamo che il governo chiarisca in Aula. Pare che la stessa cosa, infatti, sia capitata nei giorni scorsi al nostro Ludovico Vico, che voleva entrare in un centro di accoglienza in Puglia, e ad alcuni parlamentari radicali. Vi racconterò di Lampedusa nei prossimi giorni, perché dal vivo si capiscono molte cose, e si capisce soprattutto lo sforzo encomiabile di questa minuscola comunità, che si è caricata sulle spalle un peso incredibilmente sproporzionato. Un’isola che è stata lasciata sola per 50 giorni, con l’unico obiettivo di tenere gli immigrati lontani dalla Padania, e che se non si fosse ribellata oggi sarebbe diventata un parcheggio di corpi. Un sindaco debole, un vicesindaco che fa gli interessi del partito che l’ha fatta eleggere in Emilia Romagna (la Lega, naturalmente), una popolazione generosissima ma stanca, distrutta, direi nauseata, che solo stamattina – guardando le strade devastate, ma vuote – è riuscita finalmente a respirare. Ma ci sarà modo per parlarne domani, dopo aver sentito alla Camera la versione di Maroni.

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