giovedì 30 giugno 2011

LASCIATECENE ALMENO UNO: «John Lennon di sinistra? Prima di morire si convertì ai repubblicani»

La rivelazione dall'ex assistente del cantante al regista del documentario «Beatles Stories»

Ha scritto «Give Peace a Chance» contro la guerra in Vietnam e fatto di «Working Class Hero» un manifesto politico; si è schierato con gli operai dei cantieri navali di Glasgow e sostenuto l’Ira; ha messo in scena il «Bed-In for Peace» con la moglie Yoko Ono dopo il matrimonio nel 1969 ed è finito sotto sorveglianza dall’Fbi nel 1971, perché considerato un personaggio scomodo dall’amministrazione Nixon. Insomma, tutto si potrebbe pensare tranne che John Lennon non fosse un radicale convinto e un militante di sinistra. E invece il suo ex assistente personale, Fred Seaman, ha raccontato una storia completamente diversa al regista Seth Swirsky, che ha girato il documentario «Beatles Stories», rivelando che in realtà prima di morire Lennon aveva sorprendentemente virato verso i repubblicani, diventando un fan di Ronald Reagan e che il suo passato radicale lo imbarazzava non poco.
REAGAN - «In sostanza, John aveva reso molto chiaro il fatto che se fosse stato americano, avrebbe votato per Reagan, che aveva conosciuto anni prima ad un evento sportivo, perché non sopportava il democratico Jimmy Carter – ha raccontato Seaman nel documentario -. Reagan mi pare che fu quello che ordinò alla Guardia Nazionale di attaccare i dimostranti per la pace di Berkeley, ma credo che forse John lo avesse dimenticato…. Di certo, il suo esplicito sostegno a Reagan mi scioccò». Seaman ha lavorato con Lennon dal 1979 fino alla sua morte, avvenuta l’8 dicembre 1980, quando venne ucciso con quattro colpi di pistola sul marciapiede davanti al Dakota Building di New York, dove risiedeva, dal 25enne Mark Chapman. E a dar retta all’ex assistente, il palese appoggio a Reagan non sarebbe il solo indizio della trasformazione politica subita dal cantante dei Beatles negli ultimi anni di vita. «L’ho visto spesso imbarcarsi in discussioni davvero accese con mio zio, che era un comunista della prima ora – si legge sul Toronto Sun che per primo ha scoperto i contenuti scottanti di “Beatles Stories” – e gli piaceva un sacco provocarlo. Forse lo faceva solo per divertirsi un po’, ma era abbastanza ovvio per me che ormai si fosse allontanato dal suo precedente radicalismo. Nel 1979 e 1980 John era una persona molto diversa rispetto a quella che scrisse “Imagine” e se ripensava a quell’ingenuo ragazzo di un tempo, provava imbarazzo».


LE CANZONI - Ma la presunta conversione a fervente conservatore di Lennon non sembra aver convinto i commentatori della sinistra radicale, che hanno espresso forti dubbi sulla credibilità del 58enne Seaman, che nel 1983 venne condannato a cinque anni di libertà vigilata per aver sottratto delle riviste dalla casa del cantante e nel 2002 fu costretto a scusarsi con Yoko Ono in tribunale per aver violato un accordo di riservatezza. E stando al Daily Mail, il documentario di Swirsky non screditerebbe solo il Lennon politico e pacifista, attribuendogli idee repubblicane e conservatrici, ma anche il Lennon artista: in questo caso, a parlar male del cantante sarebbe Tony Bramwell, a lungo assistente dei Beatles, secondo il quale la band «non avrebbe mai registrato così tante canzoni di successo negli ultimi anni se non fosse stato per Paul McCartney, perché Lennon era spesso troppo pigro per andare in studio».

corriere.it

mercoledì 29 giugno 2011

LO SFASCIO E' SERVITO

Di CARLO CIPICIANI su Giornalettismo. Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/131400/lo-sfascio-e-servito/
Siamo al redde rationem. 
Il disastro di dieci anni di berlusconismo  è adesso sotto gli occhi di tutti. Bossi, Tremonti e Berlusconi, i tre principali responsabili di questo disastro, litigano. Ma sono stati loro, tutti assieme, a “governare” impastando un miscuglio di populismo, demagogia, pressapochismo, incapacità di risolvere problemi complessi, cavandosela con battute grossolane o trovate superficiali per i gonzi distratti. Portando così il Paese sull’orlo dello sfascio.
Se non fosse un dramma farebbero ridere, adesso, i patetici tentativi di Tremonti – colpevole come e più degli altri – di convincere i suoi soci che la festa è davvero finita, che serve una manovra impopolare e non le solite promesse da marinaio per salvare l’Italia. Ma vi rendete conto? Mentre siamo ad un passo dal baratro, i due “grandi condottieri” del centro destra, lodati ed incensati fino a ieri da tutti gli analisti e politologi, chiedono al ministro di “allargare i cordoni della borsa” (ma non era la sinistra ad essere spendacciona?) o almeno allentare la “morsa fiscale (in un Paese dove l’evasione stimata è di 120 miliardi di euro, 3 manovre di Tremonti!). E lui, Giulio, che indossa la maschera del rigore e finisce per fare una manovra-topolino, piena di rinvii al 2013: pozzi avvelenati per il governo che verrà. Che risate!
La cosa triste è che dall’altra parte non sembra esserci neppure una vaga idea di cosa fare davvero per salvare la baracca. Perché se fosse, basterebbe solo che questi incapaci si levassero finalmente dai piedi. Invece, niente. Ci sono solo pochi responsabili – e non sono certo gli amici di Scilipoti – quelli che in questi anni facevano le loro “prediche inutili”, che potrebbero suggerire un dolorosissimo (e non breve percorso) di riforme e di provvedimenti per raddirizzare la rotta. Ma non scommetteremmo un euro sulla loro possibilità di ottenere il consenso da un Paese che, in buona parte del suo “corpaccione molle”, è ancora malato dell’infantilismo che fa pensare a tanti di poter, davvero, risolvere problemi complessi come quelli italiani con un tocco di bacchetta magica. O con l’uomo o la donna della provvidenza.
L’Italia di oggi sembra davvero un Paese allo sfascio. Forse, senza speranza.

martedì 28 giugno 2011

TV: Tanto fumo, poco arrosto – In diretta dalla Val Susa

Il fumo è quello dei gas lacrimogeni ed asfissianti, con i quali le forze dell'ordine hanno materialmente "soffocato" gli oltre 2000 cittadini valsusini che presidiavano la Libera Repubblica della Maddalena contro l'assalto della mafia del tondino e del cemento. L'arrosto quello di un cantiere immaginifico e senza futuro, che la consorteria politica tenterà di vendere all'opinione pubblica e alla compiacente UE, come la prima pietra di quel TAV in Val di Susa , nato già morto e destinato ad essere solo una fonte di guadagni illeciti, alla quale fare abbeverare animali politici e prenditori d'accatto.

Di questa nottata di trepidante attesa, fino al mattino, vissuto con i polmoni che bruciano, gli occhi accecati, ma la testa alta, rimangono molte immagini, alcune destinate a scolorire velocemente, altre a rimanere nella memoria come segni indelebili.

L'orgoglio del popolo, che anche in questa Italia votata al malaffare e all'opportunismo, trova il coraggio di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica, per difendere la terra in cui vive e il futuro dei propri figli, riscoprendo valori che la maggior parte degli italiani hanno dimenticato. Ed è un popolo disposto a passare le notti all'addiaccio, rubando le ore alla famiglia e al lavoro, un popolo che riscopre la bellezza dello "stare insieme" e del sentirsi parte di qualcosa che travalichi l'egoismo qualunquista, ormai diventato forma mentis imperante.....

Il volto marcescente dei burattini della politica, completamente asserviti a finanza e grande imprenditoria, fino al punto da arrivare a prendere direttamente ordini da Confindustria, che ha materialmente dettato al Ministro Maroni i tempi ed i termini di un'azione "di guerra" assolutamente priva di senso.

La faccia oscura degli agenti in divisa, ormai abituati a trattare i cittadini che protestano, alla stessa stregua delle donne e dei bambini d'Afghanistan o d'Iraq. Forze dell'ordine al soldo di poteri che nulla hanno a che fare con l'interesse dello stato, picchiatori che agiscono militarmente contro i cittadini, in rappresentanza di quel malaffare che sarebbero chiamati a combattere.

I visi fieri di una decina di signore (che potrebbero essere le nostre madri o le nostre sorelle) abbarbicate sopra al guard rail, a fronteggiare una ruspa a tenaglia grande come un paio di TIR, guidata da un "assassino" che non si faceva alcun scrupolo nell'affondare la tenaglia contro di loro, con il rischio concreto di ammazzarle o renderle storpie a vita. Perchè anche il tentato omicidio è lecito, qualora propedeutico alla costruzione della "Grande Opera" imposta da Confindustria.

E poi tanto fumo, centinaia e centinaia di lacrimogeni di ultima generazione, dispensati a pioggia, a soffocare i polmoni e accecare gli occhi. Perchè soffocare e accecare era l'unica strada praticabile, per scacciare dalla propria terra migliaia di persone, decise a difenderla con il "peso" del loro corpo. E ancora lacrimogeni a centinaia, lanciati sulla montagna, ad inseguire i cittadini che si ritiravano, per essere sicuri che "avessero imparato la lezione". Fra loro tanti anziani, tante donne, tante ragazzine, che non respiravano, che vomitavano, ma hanno continuato a camminare, senza perdere un grammo della propria dignità.

In Val di Susa l'incubo del 2005 è tornato, greve come allora, la Valle è militarizzata, le strade sono bloccate, e come allora spira il vento dell'insurrezione popolare.

Ma chi pensa di avere soffocato con il gas la lotta contro il TAV, con tutta probabilità non ha mai conosciuto un valsusino, nè il percorso di questa battaglia.

Scesi dalla montagna, con gli occhi rossi ed i polmoni riarsi, i presidianti della Maddalena, hanno mantenuto intatta la convinzione che in Val di Susa il TAV non passerà mai.

Asfissiando i cittadini, oltre 1500 poliziotti, sono riusciti a prendere possesso di un fazzoletto di terra, che ora dovranno presidiare notte giorno con centinaia di uomini.

Non si tratta di un cantiere, ma di una spianata di terreno che si affretteranno a recintare. E di cantiere probabilmente non si tratterà mai, perchè prima che lo diventi i valsusini torneranno in decine di migliaia, come nel 2005, e se lo riprenderanno, sempre naturalmente che Maroni e chi lo comanda, non carezzino l'idea di gasarli tutti.

Marco Cedolin

http://ilcorrosivo.blogspot.com/

6 luglio, muore il Web italiano

Fonte: L'Espresso






Dalla settimana prossima l'Autorità delle comunicazioni avrà il diritto arbitrario di oscurare siti senza un processo. Una norma che non esiste in nessun Paese libero. Fortemente voluta da Berlusconi e da Mediaset


Il 6 luglio arriverà una delibera Agcom, sulla tutela del copyright online, e sarà una forma di censura del web, in nome degli interessi di Mediaset e delle lobby dell'audiovisivo, con il beneplacito del centro destra. E' questo l'allarme lanciato da un gruppo di associazioni (Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale Sarzana). Avevano già fatto una campagna contro i rischi di quella delibera, ma speravano ancora di cambiare le cose. Speranze fallite venerdì, dopo aver incontrato Corrado Calabrò, presidente Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). «Abbiamo appreso che non c'è spazio per la mediazione e che Agcom intende approvare la delibera-censura in fretta e furia», dice Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale, associazione di area Radicale. Nel testo definitivo dovrebbe insomma restare il principio di fondo, già presente nell'attuale bozza della delibera: Agcom avrà il potere di oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza passare da un regolare processo, ma solo a fronte di una segnalazione da parte dei detentori di copyright.

Ma perché gridare alla censura? Come motivate quest'allarme?
«La questione alla base è che il diritto d'autore sul web ha tantissimi ambiti ed è possibile che l'industria del copyright metta in piedi interi uffici dedicati a segnalare presunte violazioni all'Autorità, come avvenuto in altri Paesi. L'Autorità non avrà i mezzi per gestire le decine di migliaia di segnalazioni che arriveranno. Sarà il Far west, ci saranno decisioni sommarie, ai danni di siti anche innocenti. Siamo il primo Paese al mondo a dare ad Agcom questo potere. Calabrò stesso ci ha detto che sa di muoversi in un territorio di frontiera... ». 



Leggi il resto qui: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694

NEL PD PER INNOVARE L’UMBRIA E CAMBIARE L’ITALIA

AREADEM UMBRIA

1-2 LUGLIO 2011
PERUGIA, Sala S. Anna (Viale Roma, 15)
NEL PD PER INNOVARE L’UMBRIA 
CAMBIARE L’ITALIA

Dall'on. Marina Sereni giunge l'invito a partecipare alla conferenza promossa da Areadem Umbria:

Cari amici, di seguito e in allegato vi invio il programma dell’incontro promosso da AREADEM Umbria che si terrà a Perugia nei giorni 1 e 2 luglio presso la Sala S. Anna (Viale Roma, 15). I lavori delle due giornate saranno conclusi rispettivamente da Pierluigi Castagnetti e da Piero Fassino. Siete tutti invitati a partecipare.

Marina Sereni


Venerdi 1 luglio - ore 15.00
Società civile, partiti, movimenti: il PD per la buona politica. Il nostro impegno in Italia e in Umbria.

Coordina: Carlo Antonini
Relazione introduttiva: On. Marina Sereni - Vice Presidente nazionale PD

Contributi:
Prof. Paolo Montesperelli (Sociologo, Università La Sapienza, Roma)
Prof.ssa Alessandra Valastro (Giurista, Università di Perugia)
Segue dibattito
ore 18.30 - ON. PIERLUIGI CASTAGNETTI
ore 20.30 - chiusura dibattito

Sabato 2 luglio - ore 9.00
L'Umbria tra crisi, diritti e competitività. Quali politiche pubbliche per lo sviluppo, l'innovazione, l'internazionalizzazione.

Coordina: Giampiero Rasimelli
Relazione introduttiva: Manlio Mariotti
Contributi:
Prof. Bruno Bracalente (Economista, Università di Perugia)
Gianluigi Angelantoni (Angelantoni Industrie S.p.A.)
Mario Bravi (Segr. generale CGIL Umbria)
Ulderico Sbarra (Segr. generale CISL Umbria)
Lucio Caporizzi (Direttore Area Programmazione, Regione Umbria)
ore 12.30 - ON. PIERO FASSINO - SINDACO DI TORINO
Intervengono all’iniziativa:
Catiuscia Marini - Presidente Regione Umbria
Marco Vinicio Guasticchi - Presidente Provincia di Perugia
Lamberto Bottini - Segretario PD Umbria
Paolo Baiardini - Segreteria reg. PD
Fabrizio Bracco - Assessore regionale Cultura, Commercio e Turismo
Franco Tomassoni - Assessore regionale Programmazione e Affari Istituzionali
Gianluca Rossi - Assessore Regionale Sviluppo Economico e Attività Produttive
On. Gianpiero Bocci - Segretario alla Presidenza della Camera dei Deputati

domenica 26 giugno 2011

Appello a sostegno dell'iniziativa di Pannella: politici, personalità e operatori della giustizia tra i primi firmatari

Immagine pannelliana su IL GIORNALE on line,
con la comunicazione dell'adesione di Vittorio Feltri
all'appello sulle carceri

Sono già moltissime le adesioni all'appello lanciato a sostegno dell'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella, in sciopero dalla fame dal 20 aprile scorso e giunto al 4° giorno di sciopero della sete, prima di dar luogo (oggi) ad una breve sospensione (come egli stesso ha annunciato in un suo intervento a Radioradicale).
L'appello richiama l'attenzione sulla necessità e l'urgenza di affrontare la crisi della giustiziae l'emergenza carceraria nonché sulla necessità di porre fine al silenzio dell'informazione che impedisce un dibattito democratico su questi, come su altri, grandi temi. Nuove adesioni all'appello da parte di Giuliano PisapiaMarco BellocchioDario Fo.
Tra le decine e decine di adesioni pervenute in poche ore: Giuliano AmatoAdriano SofriDonAntonio MazziRiccardo Pacifici; di deputati e senatori di tutti i gruppi tra cui Rosy BindiGiuliano CazzolaBenedetto Della VedovaLamberto Dini, Ignazio MarinoAntonio MartinoArturo ParisiGaetano PecorellaSavino Pezzotta, Adriana Poli Bortone; di giuristi come Giuseppe Di FedericoLuigi FerrajoliFulco Lanchester, Mario Morcellini, Direttore Dipartimento Comunicazione dell’Università La Sapienza, Mario Patrono, Valerio Spigarelli, Presidente dell'Unione Camere Penali; e rappresentati del mondo penitenziario, tra cui Enrico Sbriglia, del sindacato direttori e dirigenti penitenziari e Francesco Ceraudo, direttore del centro regionale per la salute in carcere della Toscana.

Di seguito il testo integrale dell'appello:

Marco Pannella è dovuto arrivare, dopo due mesi di sciopero della fame, al digiuno totale della fame e della sete, per richiamare l'attenzione delle istituzioni su due questioni: la necessità e l'urgenza di una amnistia quale primo passo per affrontare la crisi della giustizia e l'emergenza del sovraffollamento delle carceri; il silenzio dell'informazione e l'assenza di ogni confronto democratico su questa come su ogni altra questione che interroghi la coscienza dei cittadini e richieda importanti decisioni politiche e gravi scelte legislative. 
Le proposte di Marco Pannella si possono condividere e non condividere, si può ritenere sproporzionato mettere a rischio la propria vita su tali questioni ma non si può negare che esse corrispondano ad urgenze obiettive della Repubblica e dell'intera società. La crisi della giustizia e la situazione inumana delle carceri pongono in grave pericolo l'esistenza stessa dello Stato di diritto, come ci ammonisce da tempo il Consiglio d'Europa e con le sue sentenze la Corte europea dei diritti dell'uomo. La disinformazione e l'assenza di confronto e dibattito paritario non riguardano soltanto le prerogative negate di questa o quella forza politica, e in questo caso del Partito Radicale, ma colpiscono alla radice uno dei fondamenti stessi del corretto funzionamento di ogni democrazia. E' urgente dunque interrompere questa inerzia e questa censura, questa cortina di indifferenza e di silenzio.
È urgente che le massime istituzioni della Repubblica facciano sentire la propria voce, che il Governo e il Parlamento aprano un dibattito, per accogliere o respingere le proposte di Pannella o per trovare altre soluzioni che siano tuttavia in grado di risolvere i problemi e non di rinviarli e aggravarli. E' urgente che la stampa e in particolare il servizio pubblico radio televisivo interrompano un comportamento fortemente lesivo dei diritti dei cittadini e consentano finalmente di conoscere e giudicare questa proposta, così come il confronto sulle altre grandi questioni centrali del nostro tempo.
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Situazione carceri in Italia: tra sovraffollamento e suicidi

E’ un vero e proprio stato d’emergenza quello delle carceri italiane. Non è la prima volta che il problema viene sollevato, non è la prima volta che entra nelle nostre case, ed è sempre lui Marco Pannella, leader dei Radicali, ad attirare l’attenzione con i suoi scioperi della fame e della sete. Il problema dovrebbe “indignare” tutti: giacché siamo in tempi d’indignazione generale, si potrebbe includere anche questo tra tutti i gravi disagi che gli italiani si trovano già a vivere.

di Federica Scorpo

I numeri testimoniano che chiamarlo disagio è un eufemismo: forse siamo più vicini ad una tragedia semi-quotidiana. In Italia sono presenti 206 carceri e 44mila posti branda contro 68mila detenuti. Ogni giorno avvengono almeno 20 tentativi di suicidio e dall'inizio dell’anno si sono uccisi 26 detenuti. Suidici che forse nascondono la disperazione non solo per la libertà privata, ma soprattutto per le condizioni delle carceri. Quasi il 40% dei detenuti soggiornano inoltre nelle carceri in attesa di giudizio, senza dunque sapere se sono o meno colpevoli.

Nel nostro paese, dal 2000 a oggi sono morti 1.800 detenuti di cui ben 650 per suicidio; e non sono solo i detenuti a pagarne le spese: nello stesso periodo di tempo si sono uccisi anche 87 agenti di polizia penitenziaria. Nel 2010, almeno 1.137 detenuti hanno tentato di togliersi la vita e gli atti di auto-lesionismo sono stati 5.703, contro i 3.039 ferimenti. La situazione diventa ancora più grave se si fa riferimento alle carceri-manicomio, alle condizioni igieniche e sanitarie, agli stranieri. La lista è lunga e complessa, le carceri sono quasi diventate un luogo dove depositare “detenuti”, la cui dignità invece dovrebbe valere quanto un qualunque essere umano.

Così le associazioni a tutela dei diritti dei detenuti hanno annunciato tre giorni di mobilitazione dentro e fuori le carceri il 24, 25 e 26 giugno, in occasione della Giornata internazionale Onu contro la tortura. In tutta Italia prosegue l'iniziativa non violenta, in atto da settimane, che sta coinvolgendo oltre diecimila persone: detenuti e loro familiari, direttori delle carceri, agenti di polizia penitenziaria, avvocati, psicologi, volontari e semplici cittadini. Attraverso lo sciopero della fame, insieme al leader radicale Marco Pannella, si chiede un provvedimento di amnistia per i reati più leggeri, in modo da diminuire anche l’affollamento delle carceri. Una mobilitazione che ha come scopo principale ridare dignità ai detenuti.

Il Presidente della Repubblica Napolitano ha scritto una lettera a Marco Pannella, in sciopero da aprile, in cui chiede al leader dei Radicali di desistere, preoccupato della sua salute: “In nome non solo dell’antica amicizia ma dell’interesse generale, ti chiedo di desistere da forme estreme di protesta di cui colgo il senso di urgenza, ma che possono oggi mettere gravemente a repentaglio la tua salute e integrità fisica”. Napolitano rassicura Pannella: “Le tue più recenti battaglie perché siano affrontate con forza le questioni del sovraffollamento delle carceri, della condizione dei detenuti e di una giustizia amministrata con scrupolosa attenzione per tutti i valori in giuoco, con serenità e sobrietà di comportamenti mi trovano particolarmente sensibile. Posso assicurarti che continuerò - come ho più volte fatto nel corso del mio mandato - a richiamare, e ne sento più che mai oggi l’urgenza, su tali questioni l’attenzione di tutti i soggetti istituzionali responsabili sollecitandoli ad adottare le indispensabili misure amministrative, organizzative e legislative”(dal Secolo XIX). Con la speranza che s’intervenga velocemente, al fine di evitare che all’interno delle carceri italiane si sfiori ogni secondo una nuova tragedia.

Il nostro tempo è adesso


Interviene Rosi Bindi. Foto trovata su Facebook
Conferenza nazionale delle Donne democratiche. Relazione di Roberta Agostini portavoce delle donne del PD. Interventi alla Conferenza. Nuovo ddl del Pd sulla maternità

Si è riunita a Roma la seconda Conferenza nazionale delle Donne del Partito Democratico e lo slogan che è stato scelto è “Il nostro tempo è adesso”, utilizzato dai giovani precari nelle manifestazioni che qualche mese fa hanno occupato le piazze italiane, che riprende quello delle donne del 13 febbraio “Se non ora quando”.

La Conferenza è stata convocata per annunciare una legge di iniziativa popolare sulla quale il PD intende raccogliere migliaia di firme per chiedere: la maternità universale a carico della fiscalità generale, il congedo di paternità obbligatorio di 15 giorni, un piano straordinario di asili nido, l’abolizione della vergogna delle dimissioni in bianco a causa delle quali 800 mila donne sono costrette a lasciare il lavoro alla nascita del primo figlio.

“L’Istat descrive un Paese in declino – ha affermato Roberta Agostini, portavoce delle donne democratiche - dove a perdere drammaticamente sono le donne che lavorano sempre meno, discriminate nella carriera e nelle retribuzioni benché siano preparate, competenti, forti. Pensiamo sia giunto davvero il momento di dire basta e vogliamo avanzare le nostre proposte su ciò che è necessario fare per migliorare il rapporto tra maternità e lavoro e per arrivare ad una vera democrazia paritaria”.

Tra i molti interventi alla Conferenza delle democratiche quelli di Roberta AgostiniRosy Bindi, Presidente dell’Assemblea del Pd, le donne della segreteria nazionale del PdStefano Fassina che ha voluto dare un contributo al dibattito, le delegate a tutti i livelli territoriali e numerose rappresentanti degli enti localidel mondo imprenditoriale e delle associazioni

Relazione di Roberta Agostini
Intervento di Rosy Bindi
Intervento Stefano Fassina
Intervento Vittoria Franco
Intervento di Barbara Pollastrini
Intervento della portavoce della Conferenza delle donne della Lombardia
Intervento della portavoce della Conferenza delle donne della Campania 
Intervento della portavoce della Conferenza delle donne del Friuli Venezia Giulia


In allegato lo schema del nuovo ddl del Pd sulla maternità, dal titolo: "Misure a sostegno della genitorialità, della condivisione e conciliazione familiare, nonché disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per le dimissioni volontarie del prestatore d'opera".



Fonte: http://beta.partitodemocratico.it/doc/212002/il-nostro-tempo-adesso.htm

sabato 25 giugno 2011

Governo, la grande recita

Pubblico l'articolo di fondo di Mario Calabresi, il direttore de La Stampa, che analizza la situazione politica italiana con particolare attenzione alla questione intercettazioni.
Ecco il link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8892&ID_sezione=&sezione=


Da almeno un anno nella politica italiana esistono due universi paralleli: quello della realtà e quello della finzione. La realtà, così come la raccontano ministri, sottosegretari, senatori, deputati, faccendieri, lobbisti, manager delle grandi aziende e diplomatici di ogni nazionalità, è che il governo è paralizzato, il presidente del Consiglio totalmente assorbito dalle sue vicende personali e la maggioranza lacerata da rivalità, invidie e lotte di potere.
La realtà però viene solo sussurrata: al telefono, nelle cene private o a margine degli incontri di lavoro. Da un anno capita di ascoltare esponenti di primo piano dello Stato e del governo ripetere che una stagione è finita, il Paese non più governato e che ormai si vive nella palude. E fin qui siamo all’analisi politica, poi si viene investiti da una serie di lamentele, sfoghi e pettegolezzi sul premier e sui suoi ministri che, al confronto, tutto quanto è stato letto sui giornali risulta perfino pallido e stinto.Al posto della realtà va in scena una grande rappresentazione, in cui appare una corte che ancora crede nell’invincibilità del sovrano, nella sua capacità di tornare in sella e soprattutto nell’unicità del suo carisma.

giovedì 23 giugno 2011

WEEKEND DI FESTA A COSPAIA



Lupi&Bufali In Festa 2011

Inizia stasera la bella manifestazione arrivata alla sua quinta edizione

Inizia stasera la 5° edizione di "Lupi&Bufali In Festa 2011". La manifestazione si ripresenta al pubblico dopo il gran successo di affluenza della scorsa edizione, con un programma ancora più ricco ed all'insegna della buona cucina, della grande musica e del divertimento, collocandosi sempre più come uno degli eventi più importanti dell'estate sangiustinese.


PROGRAMMA

Giovedì 23

-ore 19 Aperitivo e cena alla festa

-ore 21.30 Grande show con "I Migliori Anni Made in Valtiberina"

Venerdì 24

-ore 19 Aperitivo e cena alla festa

-ore 21.30 (Stage 1) Sesto Senso Live Band

-ore 23.30 (Stage 2) "APPUNTI D'AFRICA" con Dj Bamba e DJ Mirko B.

Sabato 25

-ore 19 Aperitivo e cena alla festa

-ore 21 Esibizione danzante della Scuola di Ballo "Paraiso Latino"

-ore 22 Orchestra L'Alternativa

Domenica 26

-ore 19 Aperitivo e cena alla festa

-ore 21.30 GRANDE FESTA DI CHIUSURA con L'Orchestra L'Alternativa



MENU' DELLA FESTA 2011

ANTIPASTI:

Antipasto Lupi e bufali (affettati “salame,prosciutto,capocollo”,formaggio carpaccio di zucchine e mandorle bruschetta pomodoro fresco & basilico,crostino nero melone)
Carpaccio di zucchine e mandorle
Prosciutto melone
Crostone caldo con mazzafegati e pecorino
PRIMI:

Penne alla norcina
Maccheroni con pesto di zucchine e ricotta salata
Gnocchetti Sardi ai mazzafegati
SECONDI:

· Grigliata mista ( costole,salsiccie,braciola,pancetta)

· Mazzafegati arrosto con spinaci al peperoncino

· Costolette di maiale

· Salsicce arrosto con brustichino

CONTORNI:

Patate fritte
Insalata mista
Spinaci al peperoncino

e PIZZA COTTA CON FORNO A LEGNA!

SCENARIO/ Di Pietro si "allea" con Berlusconi e sfiducia Bersani

Forse non passerà alla storia, ma l’immagine sfocata di Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi seduti tra i banchi della Camera a discutere amichevolmente è di per sé una notizia. «Il segno che i tempi stanno cambiando - dice Massimo Franco a IlSussidiario.net -. Solo un mese fa sarebbe stato impensabile».

Un fatto su cui riflettere soprattutto perché ieri, alla ripresa dei lavori, il leader dell’Idv non ha attaccato il premier, ma un’opposizione a suo dire ancora incapace di proporre un’alternativa credibile al Paese. Cosa sta accadendo secondo lei?

Il dato politico più importante di questa due giorni è l’incapacità dell’opposizione di consolidarsi. È emblematico il fatto che l’Idv non abbia applaudito il discorso del segretario del Pd e che Bersani e Di Pietro in pratica non si parlino. Di conseguenza il Presidente del Consiglio, seppur galleggiando con affanno, non sembra aver nulla da temere, almeno dalle file dell’opposizione.



SCENARIO/ Di Pietro si "allea" con Berlusconi e sfiducia Bersani

lunedì 20 giugno 2011

Sei meno e così va il mondo: MOLTO MALE!

La prima parola del titolo che vedete qui sopra è un verbo. Tu sei meno. Vuol dire che mentre studiavi o lavoravi, e – alcuni più di altri – davi il meglio di te stesso per essere pronto o per essere all’altezza o per essere più bravo, avveniva uno strano fenomeno di cui manca la spiegazione: tutto diventava più piccolo. Il tuo valore, il tuo peso, l’utilità di ciò che sai fare, la paga, il desiderio o la necessità di averti in un certo posto o mansione.

“Dobbiamo rispondere alle sfide di un mondo globalizzato”, ti dicono. Il mondo globalizzato chiede sempre un’altra cosa, che non è quella che le persone, per l’esperienza fatta o il corso di studi e di specializzazione, sono in grado di offrire. Come nella messa in scena di un testo o di una partitura soggetti a diverse interpretazioni, c’è da aspettarsi una serie abbastanza vasta di alternative.

A volte le spiegazioni sono costernate e gentili, si attengono al criterio della dura necessità che ha cambiato le carte in tavola. A volte esplode, franco, e persino innocente, il disprezzo, come è accaduto al ministro Brunetta in un convegno a cui erano presenti molti precari della “funzione pubblica” (una volta si diceva “statali”, definizione meno elegante ma molto più solida). Ha detto Brunetta ai precari: “Siete l’Italia peggiore”. Brutta frase, che – come sempre il lapsus – ha una parte di vero. C’è qualcosa di peggio del lavorare su un piede solo, senza sapere se e quando si potrà appoggiare l’altro?

Ma esistono molti percorsi verso la fine o il discredito del lavoro, che sono sorprendenti e imprevisti, oppure sono delle vere rivelazioni. Per esempio, esplode l’azienda modello e si rivela un vermaio, come è accaduto a Parmalat. Oppure l’azienda resta modello ma vende i lavoratori insieme con il prodotto, come è accaduto alla Vodafone. Oppure si vende la stessa azienda, mentre funziona e va bene ed è carica di contratti, con una serie di passaggi di proprietà fino a quando si sperde il filo. L’azienda c’è ma non sai di chi, e se non paga non sai più (né gli interessati né il giudice) a chi rivolgerti. Poi c’è la Fincantieri che “dismette” parti di possenti officine famose nel mondo, per un totale di 2.500 operai e ingegneri, con la modesta motivazione: in un mondo insicuro c’è poca richiesta di navi, fingendo di non sapere che non esiste alternativa tecnologica, e che il mondo insicuro continuerà per forza ad andare per mare.

Se ti fermi a pensarci un momento, ti rendi conto che una formula per definire il mondo in cui viviamo è la seguente: meno paga per chi lavora, meno fondi per chi produce, meno lavoro per chi lo chiede, meno sanità per gli ammalati, meno scuola per i più giovani, meno ricerca per i più preparati, meno risorse per gli Stati al punto da minacciare la bancarotta di interi Paesi.

C’è una contraddizione: il mondo resta ricchissimo. Anzi, non è mai stato tanto ricco. Quello che conta è portare via i soldi, subito e tanti. La visione non sarà la stessa che sta pesantemente cambiando la concezione della vita e della convivenza nel mondo? I nuovo protagonisti sono piccoli e grandi Madoff, non quanto a tecnica, ma quanto a “filosofia”. Però che cosa sappiamo delle autorità monetarie e finanziarie del mondo che tutelano costantemente le ricchezze accumulate, spostando tutto il peso sulla massa di coloro che lavorano sempre di più e guadagnano sempre di meno in nome di non si sa quale penuria?

Un giovane ingegnere appena assunto in Italia (dunque un miracolato) mi ha raccontato il colloquio con il manager delle risorse umane: “L’orario è di otto ore, come dice il contratto. Ma noi ci aspettiamo una presenza lavorativa di undici ore”. Racconta il felice neo assunto che nessuno, in quella impresa, resta sul posto meno di undici ore, e che la gara è lavorare di più per una paga minore. Eppure non sanno se stanno lavorando per il comune futuro di impresa e dipendenti o per un accumulo di ricchezza, a metà strada fra la siccità che si espande e l’abbondanza di paradisi terrestri, che sono altrove e non sono soggetti ai tagli.

Sul New York Times del 13 giugno Paul Krugman, giornalista brillante e Nobel per l’economia, ha scritto con sarcasmo che esiste, da qualche parte, nel mondo dei grandi regolatori della finanza internazionale, un “Pain Caucus” o Comitato della Sofferenza. Decide di volta in volta dove cadrà il taglio, e come rendere più aspra la vita dei cittadini. “Sono molto fantasiosi i membri di questo comitato della sofferenza – sostiene Krugman – E trovano sempre un modo nuovo per infierire. Però una cosa è certa: si impegnano a tener fuori da preoccupazioni e fastidi la grande rendita”. In altre parole, Krugman propone una chiave di lettura: non c’è siccità di risorse. C’è una parte del mondo che mette al riparo enormi ricchezze, e autorità finanziarie e monetarie che ne proteggono il percorso imponendo politiche così dure sugli individui che lavorano, che possono abbattere un intero Paese (vedi la Grecia, che tutti ormai ci siamo abituati a considerare una pericolosa fuori legge).

Se qualcuno dei lettori vorrà raccontare questa battuta di Krugman, ricordi che l’estroso commentatore del New York Times non frequenta i Centri sociali. Ha la cattedra di Economia all’Università di Princeton, Stati Uniti.

Il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2011

sabato 18 giugno 2011

Bersani: ''Non siamo qui ad asciugare gli scogli''



Sugli attacchi al Partito Democratico il segretario del Pd, parlando dalla Conferenza nazionale del Lavoro a Genova, si è concesso una battuta: "E' arrivato il momento di togliersi qualche sassolino: mi chiedono sempre dove è il progetto? Ma questa domanda la fanno sempre e solo a noi! E io dico, non è che stiamo qui a pettinar le bambole, anzi, visto che siamo a Genova non siamo qui ad asciugare gli scogli"

DON'T WORRY, VA TODO BIEN: Moody's: "Possibile taglio rating Italia"



tra le cause debole sviluppo e deficit

Sotto revisione i titoli di stato italiani: lo fa sapere l'agenzia di rating statunitense con una nota. Sotto accusa il pesante debito pubblico, le difficoltà strutturali della nostra economia e la situazione dei paesi europei come la Grecia
WASHINGTON - L'agenzia statunitense Moody's ha collocato il rating Aa2 dell'Italia sotto revisione in vista di un possibile downgrade. Lo fa sapere l'agenzia statunitense in una nota. Moody's ha anche riaffermato il rating di breve termine al livello prime -1. Una nuova tegola sull'economia italiana dopo l'outlook negativo assegnato al rating italiano da Standard & Poor's.

Meno di un mese fa, infatti, S&P aveva tagliato l'outlook citando le deboli prospettive di crescita e l'incerto impegno politico per attuare riforme che stimolino la produttività. E di sviluppo torna a parlare anche Moody's, citandolo come primo fattore dietro alla messa sotto revisione del rating: sotto accusa i rischi per la crescita economica dovuti alla "debolezza macroeconomica strutturale e alla probabile risalita dei tassi d'interesse nel tempo". Debolezza strutturale che per Moody's ha a che fare con "bassa produttività e importanti rigidità nel mercato del lavoro e dei prodotti". L'Italia ha recuperato finora "solo una frazione dei sette punti di prodotto interno lordo che ha perso durante la crisi globale".

Al secondo punto tra i motivi della messa sotto revisione i rischi legati alla messa in pratica dei "piani di consolidamento fiscale richiesti per ridurre il debito pubblico e tenerlo a livelli gestibili". Potrebbe rivelarsi difficile generare l'avanzo primario di bilancio necessario a dare inizio a "una solida tendenza al ribasso", secondo Moody's, che cita la recente bocciatura
delle proposte sull'acqua ai referendum come prova del fatto che il governo ha difficoltà a fare approvare politiche di riforma.

Terzo punto "i rischi legati alle mutate condizioni per gli emettitori sovrani europei fortemente indebitati", con il mercato sempre più pronto a punire i paesi con "peso del debito più alto della media, come l'Italia".

Nel caso dovesse arrivare un taglio, sarebbe il primo per l'Italia da parte di Moody's da oltre quindici anni, visto che le ultime due azioni (nel 1996 e nel 2002) avevano portato ad un aumento del rating.

Ora l'attenzione del mercato si sposta a lunedì, per valutare la possibile reazione delle borse, che avevano registrato freddamente il taglio dell'outlook da parte di S&P. Occhi puntati soprattutto sulle aste dei titoli di Stato, con quelle di Bot e Ctz, a cui faranno seguito martedì quelle di Btp e Cct.

repubblica.it

venerdì 17 giugno 2011

Sole molto calmo, ci aspetta l'era glaciale?

L'astro sta dimostrando un'attività minore del previsto



C’è qualcuno che ipotizza già l’arrivo di un’era glaciale perchè il Sole sta dimostrando un’attività minore di quella prevista. Ora il nostro astro si trova nella fase del suo ciclo undecennale (ora siamo nel 24mo registrato e studiato) in cui sta passando da un periodo di minima attività verso uno di massima. Ma la crescita delle macchie sulla sua superficie che dimostrano il dinamismo interiore sembra andare a rilento deludendo le aspettative. Quanto accade è molto inusuale e inaspettato - commenta Frank Hill, direttore del National Solar Observatory americano -. Anzi sembra quasi che il ciclo delle macchie solari stia andando in ibernazione», aggiunge sottolineando il fenomeno. Ciò indurrebbe qualche studioso a presagire l’arrivo di un secondo periodo noto come «minimo di Maunder», un lasso di tempo di circa 70 anni tra il 1645 e il 1715 durante il quale non si sarebbe registrata alcuna macchia solare. Parallelamente sulla Terra si determinò una piccola era glaciale e le due cose vennero collegate, anche se diversi scienziati non sono d’accordo.

L’attuale 24mo ciclo iniziò in ritardo e molto lentamente. Il momento di minima attività era intorno al 2008 e il picco massimo dovrebbe essere raggiunto nel 2013. Diverse rilevazioni fanno correre la fantasia ai ricercatori. «Questa fase massima – ipotizza Hill – potrebbe anche essere l’ultima che vedremo per alcuni decenni e ciò porterebbe ovviamente delle ripercussioni sul clima terrestre». Tuttavia è stato calcolato che, anche se l’astro continuasse così debolmente fino al 2100, ciò abbasserebbe il trend dell’aumento della temperatura della Terra soltanto di 0,3 gradi centigradi. L’effetto serra – dicono gli esperti – continuando con gli attuali ritmi porterebbe un aumento della temperatura per il 2100 variabile tra 2 e 4,5 gradi centigradi. Anche se si limitasse ai 2 gradi , quindi, una lunga riduzione dell’attività solare fino alla fine del secolo abbasserebbe la salita del termometro soltanto fino a 1,7 gradi centigradi. Il riscaldamento, dunque, continuerebbe anche se più moderatamente. Quanto agli effetti sulla Terra (alterazioni del campo magnetico terrestre e danni eventuali alle comunicazioni e alle reti energetiche), inoltre, questi si manifesterebbero pure con bassa attività.

CORRIERE.IT

giovedì 16 giugno 2011

Basta tagli, ora diritti! Sussidiarietà, non scaricabarile!

Dal FORUM TERZO SETTORE il comunicato relativo alla manifestazione del 23 giugno prossimo (link: http://www.forumterzosettore.it/?action=news&cat=1&id=610)



Il nostro Paese sta attraversando una grave crisi, che ha portato via posti di lavoro e risparmi, in molti casi spingendo persone e famiglie verso la povertà e l’insicurezza.
 
Nonostante le difficoltà molti hanno continuato a lavorare per mantenere la coesione sociale e per garantire che i problemi comuni non producessero lacerazioni sociali né condannassero molte persone ad essere marginalizzate. A fronte di questo il Governo ha continuato ad operare tagli massicci alla spesa, riducendo e talvolta azzerando le risorse per il sociale.
 
Nel 2008 i fondi nazionali per le politiche sociali erano oltre i 2,5 miliardi, nell’anno 2011 ammontano a soli 538 milioni di euro: un taglio dell’80%. Ciò significa riduzioni e chiusure di servizi, diritti negati ai cittadini, rischio di disoccupazione per molti lavoratori e per tante persone svantaggiate, e problemi che tornano a scaricarsi per intero sulle famiglie.
 
Ora è venuto il momento di dire basta. Sosteniamo la centralità della persona e crediamo nella possibilità di dare voce a ciascuno dando opportunità e garantendo diritti.
 
Affrontare la crisi solo “tenendo a posto i conti”, senza affrontare riforme e investire in ciò che garantisce un autentico sviluppo è suicida e condanna l’Italia al declino.
Il Terzo Settore non chiede per sé, ma per tutti i cittadini, a partire da quelli più in difficoltà esclusi dalla comunità oppure a rischio di esclusione. E, prima di chiedere, offre il suo contributo di azione volontaria, di professionalità sociale, di innovazione a fianco delle persone.
 
Le politiche sociali sono un investimento nel futuro del Paese, tanto più preziose quanto più esso è in difficoltà. Eppure l’Italia investe in esse meno di quanto si investa nel resto d’Europa. Anzi le considera un costo e le taglia senza criterio.
 
La nostra capacità di tirare la cinghia e di trovare soluzioni dignitose per assicurare diritti alle persone si sta esaurendo: senza un cambiamento si avvia la liquidazione del welfare italiano e si cancellano i tanti sforzi fatti per costruire sussidiarietà.
 
Governo, Regioni ed Enti Locali debbono fare ciascuno la propria parte e decidere quale futuro vogliono per il nostro Paese. Noi abbiamo fatto e faremo la nostra parte, ma non vogliamo essere presi in giro.
RINNOVARE E RILANCIARE LE POLITICHE SOCIALI
PER UN NUOVO PATTO SOCIALE
PER IL FUTURO DEL PAESE
CHIEDIAMO
  • La definizione dei” livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”, come previsto dalla nostra Costituzione (art. 117).
  • Un forte investimento nelle politiche sociali, attraverso un congruo aumento delle risorse destinate al sociale, all’educazione e alla scuola, da connettere alla reale esigibilità dei livelli essenziali.
  • Una reale e concreta applicazione del principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione (art. 118) e dalla legge 328/00 sul sistema dei servizi sociali, che dia un effettivo riconoscimento di pari dignità alle organizzazioni della società civile.
  • Una misura universalistica di sostegno al reddito contro la povertà e un concreto aiuto a ridurre i rischi di vulnerabilità sociale.
  • Il ripristino del fondo per le non autosufficienze e il suo potenziamento.
  • Adeguato finanziamento del Piano Nazionale Infanzia e Adolescenza e un adeguato ripensamento delle Politiche Giovanili.
  • La definizione del Piano Nazionale per la Famiglia e il suo adeguato finanziamento.
  • Il rilancio del Servizio Civile Nazionale, quale esemplare esperienza di cittadinanza attiva dei giovani, con investimenti coerenti.
E OCCORRE
  • Scegliere le priorità nel gestire le risorse piuttosto che i tagli lineari, intervenendo sia sul fronte delle entrate (in particolare con la leva fiscale e la lotta all’evasione) sia sul fronte delle uscite (riduzione degli sprechi, riduzione delle spese militari…).
  • Declinare al meglio il percorso federalista, responsabilizzando tutti per ridurre le disparità nel Paese e per riqualificare la spesa pubblica.
  • Potenziare e innovare le politiche sociali orientandole al benessere e alla ricerca della felicità, dando protagonismo alle persone, alle famiglie, ai corpi sociali.
  • Ridefinire ruoli e compiti degli Enti Pubblici e il loro rapporto con i cittadini attivi e gli attori sociali secondo il principio di sussidiarietà.
 
IL TERZO SETTORE È PRONTO A FARE LA SUA PARTE,
CON I TAGLI AL SOCIALE NON C’È VITA BUONA NÉ SOCIETÀ ATTIVA
I DIRITTI SOCIALI NON SONO PRIVILEGI
SVILUPPO E COESIONE NON SI FANNO CON L’ELEMOSINA
 
MOBILITAZIONE NAZIONALE
ROMA, PIAZZA MONTECITORIO
23 GIUGNO 2011 ORE 11.00
 
Promotori:
Forum nazionale del Terzo Settore
Campagna I diritti alzano la voce
 
 
Aderiscono:
Antigone, Arci, Arciragazzi, Associazione Città visibile, Associazione Familiari Alzheimer Pordenone Onlus, Associazione Welcome, Auser, Centro Iniziative e Ricerche Euromediterraneo (Cirem) - Napoli, Cittadinanzattiva, Comitato Diritti Civili delle Prostitute, Comunità Saman, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Emmaus Italia, Erit Italia, Eurocare Italia, Federazione Internazionale “Città sociale” - Campania, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish), Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora (fio.PSD), Federazione Scs/Cnos - Salesiani per il sociale, Forum Droghe, Ires Campania, Jesuit Social Network (Jsn) Italia, Lunaria, Movi, Movimento Rinnovamento democratico, Solidarietà e Cooperazione - Cipsi.
 
Per comunicare la propria adesione:
Invia mail a forum@forumterzosettore.it o a  segreteria@idirittialzanolavoce.org specificando il nome, cognome e/o l’organizzazione se l’adesione è titolo collettivo.