di Federica Scorpo
I numeri testimoniano che chiamarlo disagio è un eufemismo: forse siamo più vicini ad una tragedia semi-quotidiana. In Italia sono presenti 206 carceri e 44mila posti branda contro 68mila detenuti. Ogni giorno avvengono almeno 20 tentativi di suicidio e dall'inizio dell’anno si sono uccisi 26 detenuti. Suidici che forse nascondono la disperazione non solo per la libertà privata, ma soprattutto per le condizioni delle carceri. Quasi il 40% dei detenuti soggiornano inoltre nelle carceri in attesa di giudizio, senza dunque sapere se sono o meno colpevoli.
Nel nostro paese, dal 2000 a oggi sono morti 1.800 detenuti di cui ben 650 per suicidio; e non sono solo i detenuti a pagarne le spese: nello stesso periodo di tempo si sono uccisi anche 87 agenti di polizia penitenziaria. Nel 2010, almeno 1.137 detenuti hanno tentato di togliersi la vita e gli atti di auto-lesionismo sono stati 5.703, contro i 3.039 ferimenti. La situazione diventa ancora più grave se si fa riferimento alle carceri-manicomio, alle condizioni igieniche e sanitarie, agli stranieri. La lista è lunga e complessa, le carceri sono quasi diventate un luogo dove depositare “detenuti”, la cui dignità invece dovrebbe valere quanto un qualunque essere umano.
Così le associazioni a tutela dei diritti dei detenuti hanno annunciato tre giorni di mobilitazione dentro e fuori le carceri il 24, 25 e 26 giugno, in occasione della Giornata internazionale Onu contro la tortura. In tutta Italia prosegue l'iniziativa non violenta, in atto da settimane, che sta coinvolgendo oltre diecimila persone: detenuti e loro familiari, direttori delle carceri, agenti di polizia penitenziaria, avvocati, psicologi, volontari e semplici cittadini. Attraverso lo sciopero della fame, insieme al leader radicale Marco Pannella, si chiede un provvedimento di amnistia per i reati più leggeri, in modo da diminuire anche l’affollamento delle carceri. Una mobilitazione che ha come scopo principale ridare dignità ai detenuti.
Il Presidente della Repubblica Napolitano ha scritto una lettera a Marco Pannella, in sciopero da aprile, in cui chiede al leader dei Radicali di desistere, preoccupato della sua salute: “In nome non solo dell’antica amicizia ma dell’interesse generale, ti chiedo di desistere da forme estreme di protesta di cui colgo il senso di urgenza, ma che possono oggi mettere gravemente a repentaglio la tua salute e integrità fisica”. Napolitano rassicura Pannella: “Le tue più recenti battaglie perché siano affrontate con forza le questioni del sovraffollamento delle carceri, della condizione dei detenuti e di una giustizia amministrata con scrupolosa attenzione per tutti i valori in giuoco, con serenità e sobrietà di comportamenti mi trovano particolarmente sensibile. Posso assicurarti che continuerò - come ho più volte fatto nel corso del mio mandato - a richiamare, e ne sento più che mai oggi l’urgenza, su tali questioni l’attenzione di tutti i soggetti istituzionali responsabili sollecitandoli ad adottare le indispensabili misure amministrative, organizzative e legislative”(dal Secolo XIX). Con la speranza che s’intervenga velocemente, al fine di evitare che all’interno delle carceri italiane si sfiori ogni secondo una nuova tragedia.
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