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La blogger Amina Araf, la “ragazza gay di Damasco” diventata un simbolo della rivolta in Siria è in realtà un uomo, un americano di 40 anni della Georgia. Mentre attivisti e giornalisti di tutto il mondo avevano creduto che Amina fosse stata arrestata (in seguito ad un allarme lanciato sul blog), l’uomo che per 4 mesi ha finto di essere una coraggiosa dissidente era andato in vacanza con la moglie in Turchia. Lo ha confessato lui stesso con un post intitolato “Scuse ai lettori”. Firmato: Tom MacMaster, Istanbul, Turchia, 12 giugno 2011.
“Non mi aspettavo un livello di attenzione del genere – scrive -. Mentre il personaggio era di fantasia, i fatti raccontati su questo blog sono veri e non fuorvianti rispetto alla situazione sul campo. Io credo di non aver danneggiato nessuno. Gli eventi vengono plasmati dalle persone che li vivono su base quotidiana. Ho solo cercato di gettare luce su di essi per un pubblico occidentale. Questa esperienza ha tristemente confermato i mio modo di sentire riguardo alla copertura spesso superficiale del Medio Oriente e la presenza pervasiva di forme di Orientalismo liberale. In ogni caso sono rimasto profondamente toccato dalle reazioni dei lettori”.
Ecco come è emersa l’identità dell’uomo.
LA “CACCIA” - Il cerchio intorno a MacMaster si stava chiudendo. I fan di Amina, che per mesi avevano seguito i racconti della ragazza sulla vita quotidiana nella Siria in rivolta, avevano creato martedì un gruppo Facebook per il suo rilascio (arrivato a 15mila sostenitori). Il giorno dopo hanno scoperto che le foto da lei diffuse erano false (appartenenti ad un’altra donna). Persone di tutto il mondo si sono ritrovate su Twitter accomunate dalle domande: Chi è? Dov’è? Perché ha mentito? Il Washington Post e il sito Electronic Intifada hanno seguito alcune tracce che portavano fino a MacMaster e alla moglie Britta Froelicher. Dapprima i due hanno negato tutto. Poi, domenica sera, poco prima della pubblicazione del post, Froelicher ha confessato: “Siamo in vacanza in Turchia e vogliamo solo stare tranquilli e non avere a che fare con la follia del momento”. MacMaster ha inviato un email al sito Electronic Intifada, in cui afferma: “Faremo una prima intervista con un giornalista di nostra scelta tra 12-24 ore. Dopodichè prenderemo in considerazione gli altri media”.
LE TRACCE – 1) E’ emerso che un forum su Yahoo, chiamato “thecrescentland”, era stato creato da qualcuno che usava il nickname ”Amina” e che aveva fornito l’indirizzo di una abitazione a Stone Mountain, in Georgia. Il proprietario da anni è proprio Thomas MacMaster, che risultava residente lì con la compagna fino al settembre 2010 (aveva invitato via Facebook gli amici per un barbecue). Poi MacMaster ha annunciato su Facebook (e illustrato con foto) il suo trasferimento all’Università di Edimburgo (per un master). La moglie era partita con lui per seguire corsi sullo “sviluppo economico siriano”. 2) nell’album fotografico online di Froelicher c’erano foto di un viaggio dei due in Siria (oscurate ieri notte) e almeno una delle immagini era stata utilizzata anche da “Amina” nel blog. 3) il sito Lez Get Real (che ospita il blog di “Amina”) ha rivelato che aveva notato che l’indirizzo IP dal quale i post erano stati scritti rimandava all’Università di Edinburgo, ma non vi aveva dato peso perché Amina (cioé MacMaster) aveva detto (via email) di usare un proxy anonimo per mascherare la sorgente reale (come fanno molti blogger dissidenti).
LE CONCLUSIONI? Parliamone.
Nel 1993, Peter Steiner sul New Yorker disegnò la famosa vignetta che ritrae un cane davanti al computer. La didascalia dice: “Su Internet, nessuno sa che sei un cane”. Una frase diventata simbolo dell’anonimità della Rete.
Ma oggi è vero il contrario, “Su Internet tutti sanno che sei un cane“ -sostiene la studiosa di sociologia e tecnologia Zeynep Tufekci – perché attraverso i social media e non solo (pensiamo alle tracce reperibili online di “Amina”), la nostra vera identità è esposta. Però, per mesi, la montatura ha funzionato…
Dopo la rivelazione, online ci sono tante riflessioni, sul giornalimo, sull’Orientalismo, sulle conseguenze gravi per gli attivisti e i dissidenti veri. Si parla anche di amicizia e di fiducia, di quel rapporto intimo che si era creato online tra Amina e alcuni suoi lettori (una di loro, lesbica, si era definita la sua fidanzata). Per chi aveva quel rapporto, è una grande delusione, “come quando la persona che ami ti abbandona”, ha scritto qualcuno su Twitter.
Vi è capitato mai di sentirvi legati da amicizia a qualcuno che non avete mai incontrato di persona (al massimo avete visto qualche foto su Facebook) ma con cui parlate di tutto online? E quando qualcosa di bello o di brutto succede a quella persona, reagite come se vi conosceste davvero… Vi siete mai domandati chi ci sia davvero dall’altra parte?
Non è una questione limitata ad alcuni Paesi lontani. Una giornalista del New Yorker qualche mese fa scriveva che, alle consuete categorie degli amici e dei conoscenti, oggi, ai tempi dei social media, si è aggiunto l’insieme delle persone che hai incontrato online in qualche modo - su Facebook oppure Twitter, MySpace, chat… – e con cui adesso interagisci spesso, magari più volte al giorno. Non vi siete mai visti di persona, eppure è come se vi conosceste davvero. E, in effetti, li definiresti “amici”.
Però uno studio del 2007 ammoniva che non è possibile creare rapporti di vera amicizia e fiducia online. Lo psicologo Will Reader spiegava: “ Per sviluppare una vera amicizia dobbiamo sapere che l’altra persona è degna di fiducia, dobbiamo essere assolutamente certi che sia pronta ad investire nel rapporto con noi, che sia davvero lì quando ne abbiamo bisogno… E’ molto facile ingannare gli altri su Internet”.
corriere.it
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