La rivelazione dall'ex assistente del cantante al regista del documentario «Beatles Stories»
Ha scritto «Give Peace a Chance» contro la guerra in Vietnam e fatto di «Working Class Hero» un manifesto politico; si è schierato con gli operai dei cantieri navali di Glasgow e sostenuto l’Ira; ha messo in scena il «Bed-In for Peace» con la moglie Yoko Ono dopo il matrimonio nel 1969 ed è finito sotto sorveglianza dall’Fbi nel 1971, perché considerato un personaggio scomodo dall’amministrazione Nixon. Insomma, tutto si potrebbe pensare tranne che John Lennon non fosse un radicale convinto e un militante di sinistra. E invece il suo ex assistente personale, Fred Seaman, ha raccontato una storia completamente diversa al regista Seth Swirsky, che ha girato il documentario «Beatles Stories», rivelando che in realtà prima di morire Lennon aveva sorprendentemente virato verso i repubblicani, diventando un fan di Ronald Reagan e che il suo passato radicale lo imbarazzava non poco.
REAGAN - «In sostanza, John aveva reso molto chiaro il fatto che se fosse stato americano, avrebbe votato per Reagan, che aveva conosciuto anni prima ad un evento sportivo, perché non sopportava il democratico Jimmy Carter – ha raccontato Seaman nel documentario -. Reagan mi pare che fu quello che ordinò alla Guardia Nazionale di attaccare i dimostranti per la pace di Berkeley, ma credo che forse John lo avesse dimenticato…. Di certo, il suo esplicito sostegno a Reagan mi scioccò». Seaman ha lavorato con Lennon dal 1979 fino alla sua morte, avvenuta l’8 dicembre 1980, quando venne ucciso con quattro colpi di pistola sul marciapiede davanti al Dakota Building di New York, dove risiedeva, dal 25enne Mark Chapman. E a dar retta all’ex assistente, il palese appoggio a Reagan non sarebbe il solo indizio della trasformazione politica subita dal cantante dei Beatles negli ultimi anni di vita. «L’ho visto spesso imbarcarsi in discussioni davvero accese con mio zio, che era un comunista della prima ora – si legge sul Toronto Sun che per primo ha scoperto i contenuti scottanti di “Beatles Stories” – e gli piaceva un sacco provocarlo. Forse lo faceva solo per divertirsi un po’, ma era abbastanza ovvio per me che ormai si fosse allontanato dal suo precedente radicalismo. Nel 1979 e 1980 John era una persona molto diversa rispetto a quella che scrisse “Imagine” e se ripensava a quell’ingenuo ragazzo di un tempo, provava imbarazzo».
LE CANZONI - Ma la presunta conversione a fervente conservatore di Lennon non sembra aver convinto i commentatori della sinistra radicale, che hanno espresso forti dubbi sulla credibilità del 58enne Seaman, che nel 1983 venne condannato a cinque anni di libertà vigilata per aver sottratto delle riviste dalla casa del cantante e nel 2002 fu costretto a scusarsi con Yoko Ono in tribunale per aver violato un accordo di riservatezza. E stando al Daily Mail, il documentario di Swirsky non screditerebbe solo il Lennon politico e pacifista, attribuendogli idee repubblicane e conservatrici, ma anche il Lennon artista: in questo caso, a parlar male del cantante sarebbe Tony Bramwell, a lungo assistente dei Beatles, secondo il quale la band «non avrebbe mai registrato così tante canzoni di successo negli ultimi anni se non fosse stato per Paul McCartney, perché Lennon era spesso troppo pigro per andare in studio».
corriere.it
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