venerdì 6 maggio 2011

«Sciopero generale per rilanciare l’Italia che lavora». CGIL

Uno sciopero per avere le risposte che servono ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani, alle donne di questo paese

Uno sciopero per avere le risposte che servono ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani, alle donne di questo paese. Una scelta di responsabilità che il mondo del lavoro compie con coraggio per denunciare ciò che la maggioranza delle persone vive da tre anni.
Lo sciopero di oggi serve a riportare il lavoro sotto i riflettori dell’informazione e contrastare la precarietà, l’incertezza, le difficoltà quotidiane che gravano sulla vita e sul lavoro delle persone.
La crisi dell’economia ha colpito e colpisce il lavoro, l’occupazione, le pensioni, travolge la possibilità di una vita e di una socialità positiva. Tanto più nello scenario di un governo incapace di dare risposte utili e capaci di costruire la crescita, di rilanciare l’economia e in essa il valore del lavoro.
In Italia, a differenza di quanto accaduto in altri paesi, il governo e le politiche pubbliche hanno scelto di non darsi un programma di intervento a sostegno della crescita, del lavoro, in difesa delle condizioni salariali, fiscali e sociali, contribuendo così in modo profondo e drammatico ad alimentare le paure dei giovani per il proprio futuro, ad offendere la dignità e a negare i diritti delle donne. A rendere i migranti nostri nemici, a usare i pensionati come ammortizzatori sociali.
Abbiamo un governo che nega le politiche necessarie a tutte le persone che vogliono vivere con dignità e responsabilità il proprio lavoro, fonte per ciascuno di autonomia, di libertà, di realizzazione. Un governo che persevera in politiche di divisioni e di conflitto, tra i lavoratori e i loro rappresentanti, tra Nord e Sud, tra donne e uomini, tra giovani e anziani.
In questa situazione, lo sciopero, per un sindacato confederale dalla storia e dalla tradizione unificante e nazionale, come la Cgil, significa dare l’occasione alle persone in carne e ossa che vivono la crisi e ne subiscono i costi di dire basta. Chiedere di cambiare politica. Far capire che è urgente individuare risposte efficaci per il lavoro, l’occupazione, il reddito. Rilanciare le proposte della Cgil.
Proposte discusse ed elaborate con la partecipazione, nelle migliaia e migliaia di assemblee e incontri realizzati, di lavoratori, giovani precari, donne, pensionati. Delle tante associazioni che hanno voluto ascoltare e sostenere le nostre ragioni. Proposte che parlano di equità e riforma fiscale. Di investimenti innovazione, internazionalizzazione del nostro sistema industriale. Di politica industriale adeguata a rilanciare il nostro patrimonio manifatturiero e dei servizi, basato su prodotti e modelli produttivi eco-etico sostenibili. Proposte per rilanciare scuola pubblica, università e ricerca, perché cultura, conoscenza e formazione sono i terreni per dare forza e solidità allo sviluppo del paese.
Lo sciopero di oggi chiama tutti a unirsi per cambiare le cose, per aprire una fase nuova di speranza e di fiducia nel futuro per tutto il mondo del lavoro. È il tempo della responsabilità, delle scelte, un tempo in cui si gioca il futuro di tutti: del lavoro, delle imprese, dei giovani, delle donne.

ilriformista.it

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