“Dacci la nostra acqua quotidiana”. Parafrasando le parole del Padre nostro il vescovo della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla Adriano Caprioli ha esortato tutti i cittadini a recarsi alle urne il 12-13 giugno per votare “sì” ai referendum in difesa dell’acqua pubblica. Una presa di posizione netta quella della Chiesa cattolica reggiana che va aggiungersi alla firma del manifesto della campagna “Acqua, dono di Dio e bene comune” promossa dalla Rete interdiocesiana Nuovi stili di vita che vede l’adesione di ben 25 diocesi italiane. “L’acqua è fonte di vita – continua il vescovo di Reggio Emilia e Guastalla – Privatizzare l’acqua significa diventare proprietari della vita altrui. Perciò l’acqua deve restare pubblica. Chi la gestisce deve essere attento a non farne un oggetto di conflitto e i beni essenziali devono essere gestiti in modo solidale . Il compito della chiesa è quello di formare rispetto a quelli che sono i valori da difendere . La globalizzazione fa crescere nuove forme di povertà e bisogna cercare di rendere i beni di prima necessità a portata di tutti». Libertà di voto è stata data invece sui temi del nucleare e del legittimo impedimento, con l’invito comunque di recarsi alle urne per onorare la democrazia”.
Al fianco del Vescovo Caprioli c’era anche l’ex direttore del Centro Missionario di Reggio don Emanuele Benatti ed uno ospite straniero il vescovo Luis Intanti Della Mora della diocesi di Aysen, nella Patagonia cilena ed Emiliano Codeluppi del Comitato Acqua Bene Comune di Reggio Emilia.
Presentando la campagna “Acqua Dono di Dio” gli intervenuti hanno specificato bene la discesa in campo della Chiesa cattolica sul tema referendario.
“Il nostro scopo è che la gente sia informata e vada a votare secondo coscienza- ha spiegato don Benatti – per questo facciamo sentire la nostra voce a parrocchie, scuole, organizzazioni pubbliche. Noi stiamo con chi difende i referendum e l’acqua pubblica, perché i poveri non muoiano di sete e che non si scatenino guerre per l’acqua come ora si fa con il petrolio”.
“Io ne so qualcosa di cosa visto che il 96% dell’acqua e delle reti in Cile è di proprietà di Enel, ora gli esperimenti sulla pelle dei cittadini si esportano anche qui ed è negativo, molto negativo” ha spiegato il vescovo cileno Della Mora”.
Non è la prima volta che la Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla prende posizioni nette e radicali su temi ambientali e legati ai beni comuni. Durante gli scorsi anni, don Gianni Bedogni, responsabile della Pastorale Sociale del Lavoro della Diocesi, sacerdote attentissimo alle tematiche ambientali ed una delle “eminenze grige” della diocesi reggiana, aveva preso posizione pubblicamente contro la costruzione di un nuovo inceneritore a Reggio Emilia, facendo campagne pubbliche a favore della riduzione dei rifiuti, per la raccolta differenziata spinta porta a porta, il riciclo ed il compostaggio e non si era tirato indietro a strizzare l’occhio anche a Beppe Grillo quando tra il 2006 ed il 2007 venne più volte in città a sostenere i comitati cittadini in questa battaglia poi vinta.
Sempre la Diocesi aveva preso posizioni dure contro la cementificazione del territorio e durante la Quaresima del 2009 era stata organizzato dal gruppo sui “Nuovi stili di vita e della Difesa del Creato” una via crucis molto particolare dove si erano difese pubblicamente: acqua pubblica, riciclo e riduzione dei rifiuti, risparmio energetico e fonti rinnovabili, stop al consumo di territorio, lotta agli sprechi, difesa dell’agricoltura a chilometri zero.
E bravo Adriano! Il Vescovo di Reggio Emilia, ormai agli sgoccioli del suo vescovato, piazza lì un bel carico da 10, schierandosi apertamente per il SI ai referendum sull'acqua pubblica! Non sono un grande fan della mia diocesi (non per questioni legate alle persone che la formano, più che altro per questioni mie di fede...), ma devo dire che questa volta mi levo il cappello davanti a questa presa di posizione netta, aiutata anche dal fatto che venga invitato un prelato sudamericano, zona in cui la mercificazione dell'acqua ha effetti devastanti! Il Vescovo Della Mora, leggevo ieri sulla Gazzetta di Reggio, diceva anche che in Patagonia cilena l'acqua in bottiglia costa più del petrolio, nonostante (ma anche per questa ragione!) sia una delle zone più ricche nel mondo di questo bene prezioso! E' questo dovrebbe far capire a cosa si va incontro se la strada continua ad essere quella della privatizzazione, ovvero a guerre non più combattute per il petrolio ma per l'acqua!!! Com'è chiara la critica che la chiesa della Patagonia fa al modello neoliberale, causa principale di questa crisi economica mondiale, dovuta anche a queste disgraziate ricette di politica economica! Il Sudamerica però è anche fonte di esempi positivi sulla gestione dellìacqua, basti pensare alla "Guerra dell'Acqua" di Cochabamba in Bolivia, dove all'inizio degli anni 2000, l'allora non ancora presidente Evo Morales si mise alla testa di una protesta che cacciò la multinazionale a cui era affidata la gestione dell'acqua della zona, che aveva imposto un aumento del 300% delle bollette! Oppure delle Costituzioni di Venezuela ed Ecuador, che dicono chiaramente che l'acqua è un bene comune pubblico, gratutito e di tutti, che non può essere in alcun modo mercificata! Della Mora ricorda anche chi fu il pricipale colpevole della privatizzazione dell'acqua in Cile... ovvero il Fondo Monetario Internazionale, che impose, ai tempi di Pinochet, una serie di privatizzazioni in tutti i settori economici del paese, che portò un'indubbia crescita economica, ma anche a creare una delle società più diseguali (e violente), in termini di ricchezza pro capite, di tutto il continente americano! Speriamo ora che altre diocesi prendano esempio da quella di Reggio Emilia, sarebbe importantissimo per la riuscita del referendum! Perciò, il 12 e 13 giugno non facciamoci fottere il futuro da questi gangster, andiamo a votare in massa e votiamo quattro SI ai quesiti referendari!
Al fianco del Vescovo Caprioli c’era anche l’ex direttore del Centro Missionario di Reggio don Emanuele Benatti ed uno ospite straniero il vescovo Luis Intanti Della Mora della diocesi di Aysen, nella Patagonia cilena ed Emiliano Codeluppi del Comitato Acqua Bene Comune di Reggio Emilia.
Presentando la campagna “Acqua Dono di Dio” gli intervenuti hanno specificato bene la discesa in campo della Chiesa cattolica sul tema referendario.
“Il nostro scopo è che la gente sia informata e vada a votare secondo coscienza- ha spiegato don Benatti – per questo facciamo sentire la nostra voce a parrocchie, scuole, organizzazioni pubbliche. Noi stiamo con chi difende i referendum e l’acqua pubblica, perché i poveri non muoiano di sete e che non si scatenino guerre per l’acqua come ora si fa con il petrolio”.
“Io ne so qualcosa di cosa visto che il 96% dell’acqua e delle reti in Cile è di proprietà di Enel, ora gli esperimenti sulla pelle dei cittadini si esportano anche qui ed è negativo, molto negativo” ha spiegato il vescovo cileno Della Mora”.
Non è la prima volta che la Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla prende posizioni nette e radicali su temi ambientali e legati ai beni comuni. Durante gli scorsi anni, don Gianni Bedogni, responsabile della Pastorale Sociale del Lavoro della Diocesi, sacerdote attentissimo alle tematiche ambientali ed una delle “eminenze grige” della diocesi reggiana, aveva preso posizione pubblicamente contro la costruzione di un nuovo inceneritore a Reggio Emilia, facendo campagne pubbliche a favore della riduzione dei rifiuti, per la raccolta differenziata spinta porta a porta, il riciclo ed il compostaggio e non si era tirato indietro a strizzare l’occhio anche a Beppe Grillo quando tra il 2006 ed il 2007 venne più volte in città a sostenere i comitati cittadini in questa battaglia poi vinta.
Sempre la Diocesi aveva preso posizioni dure contro la cementificazione del territorio e durante la Quaresima del 2009 era stata organizzato dal gruppo sui “Nuovi stili di vita e della Difesa del Creato” una via crucis molto particolare dove si erano difese pubblicamente: acqua pubblica, riciclo e riduzione dei rifiuti, risparmio energetico e fonti rinnovabili, stop al consumo di territorio, lotta agli sprechi, difesa dell’agricoltura a chilometri zero.
E bravo Adriano! Il Vescovo di Reggio Emilia, ormai agli sgoccioli del suo vescovato, piazza lì un bel carico da 10, schierandosi apertamente per il SI ai referendum sull'acqua pubblica! Non sono un grande fan della mia diocesi (non per questioni legate alle persone che la formano, più che altro per questioni mie di fede...), ma devo dire che questa volta mi levo il cappello davanti a questa presa di posizione netta, aiutata anche dal fatto che venga invitato un prelato sudamericano, zona in cui la mercificazione dell'acqua ha effetti devastanti! Il Vescovo Della Mora, leggevo ieri sulla Gazzetta di Reggio, diceva anche che in Patagonia cilena l'acqua in bottiglia costa più del petrolio, nonostante (ma anche per questa ragione!) sia una delle zone più ricche nel mondo di questo bene prezioso! E' questo dovrebbe far capire a cosa si va incontro se la strada continua ad essere quella della privatizzazione, ovvero a guerre non più combattute per il petrolio ma per l'acqua!!! Com'è chiara la critica che la chiesa della Patagonia fa al modello neoliberale, causa principale di questa crisi economica mondiale, dovuta anche a queste disgraziate ricette di politica economica! Il Sudamerica però è anche fonte di esempi positivi sulla gestione dellìacqua, basti pensare alla "Guerra dell'Acqua" di Cochabamba in Bolivia, dove all'inizio degli anni 2000, l'allora non ancora presidente Evo Morales si mise alla testa di una protesta che cacciò la multinazionale a cui era affidata la gestione dell'acqua della zona, che aveva imposto un aumento del 300% delle bollette! Oppure delle Costituzioni di Venezuela ed Ecuador, che dicono chiaramente che l'acqua è un bene comune pubblico, gratutito e di tutti, che non può essere in alcun modo mercificata! Della Mora ricorda anche chi fu il pricipale colpevole della privatizzazione dell'acqua in Cile... ovvero il Fondo Monetario Internazionale, che impose, ai tempi di Pinochet, una serie di privatizzazioni in tutti i settori economici del paese, che portò un'indubbia crescita economica, ma anche a creare una delle società più diseguali (e violente), in termini di ricchezza pro capite, di tutto il continente americano! Speriamo ora che altre diocesi prendano esempio da quella di Reggio Emilia, sarebbe importantissimo per la riuscita del referendum! Perciò, il 12 e 13 giugno non facciamoci fottere il futuro da questi gangster, andiamo a votare in massa e votiamo quattro SI ai quesiti referendari!
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