I dati sono indiscutibili: le liste del Movimento cinque stelle promosse da Beppe Grillo e dal suo gruppo nato sul web irrompono in decine di Consigli comunali e in molte città superano il terzo polo di Fini e Casini.
Antipolitici? Post-ambientalisti? Costola che ruba voti alla sinistra? I grillini emergono dal voto amministrativo come un altro terzo polo, ma ancor più estraneo alla logica bipolare. «Siamo sopra», ama ripetere il comico genovese. Il risultato più clamoroso è forse quello di Bologna, una delle quattro metropoli interessate dal test amministrativo. Lì Massimo Bugani (nella foto è quello a sinistra) sfiora il 10%: «Vorrei abbracciare uno per uno» gli elettori, ha detto a Sky.
L'Emilia Romagna ha accolto a braccia aperte il messaggio dei 5 stelle, con il 9% a Ravenna, oltre l'11 a Rimini, e il consigliere regionale Giovanni Favia ha parlato di «avanzata inarrestabile anche nei piccoli Comuni». Favia ha respinto le analisi di qualche osservatore interessato: «Dicono che rubiamo i voti alla sinistra, ma i voti appartengono ai cittadini, non sono di proprietà dei partiti». Risultati di peso i seguaci di Grillo ne hanno ottenuti anche in altre regioni, anche se non sono ancora una forza nazionale, visto che verso Sud le percentuali calano e in molte città i 5 stelle non erano neanche sulla scheda: se a Milano Mattia Calise si è fermato sotto il 4%, a Torino Vittorio Bertola sfiora il 5,26.
Male a Napoli Roberto Fico (attorno all'1%), schiacciato dal "similgrillino" Luigi de Magistris. I Cinque stelle però sono al 7% a Novara, all'8% a Savona, al 6% a Rovigo, Trieste e Arezzo. Meno soddisfacenti i risultati al di sotto della linea gotica: 1,32 a Latina, 1,22 a Cagliari, 0,95 a Salerno, 0,86 a Cosenza.
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