martedì 22 febbraio 2011

La special relationship imbarazza Frattini

Il rapporto privilegiato del premier con il Colonnello frena la Farnesina sulla condanna della repressione
Rivoluzione o guerra civile? L’imbarazzo del governo italiano di fronte alle notizie che arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo si specchia nello slittamento semantico tra le due espressioni più utilizzate per definire la crisi libica.
Nelle stesse ore in cui il Pd lanciava un sit-in in piazza del Pantheon (per oggi alle 18.30) e i Radicali partecipavano a un presidio davanti a Montecitorio di sostegno alla rivoluzione democratica di Tripoli e di condanna delle complicità italiane, il ministro degli esteri Frattini parlava di «guerra civile », le stesse parole utilizzate minacciosamente poche ore prima in tv dal secondogenito di Gheddafi, Saif Al islam.
Una posizione che si è fatta più imbarazzante con il crescere della tensione in Libia e che strideva con la dura condanna della repressione espressa dall’Unione europea su cui anche la Farnesina si è dovuta allineare. E se poche ore prima a Bruxelles Frattini si era esposto a favore del regime «laico e anti-fondamentalista » di Gheddafi, l’opposizione insisteva perché il governo riferisse in aula su una posizione che un po’ a tutti era sembrato di sostanziale via libera al raìs. Solo in serata, dopo una giornata di silenzio, Berlusconi ha condannato la violenza sui civili («inaccettabile») e si è augurato che la violenza non denegerasse in guerra civile.
«L’atteggiamento di Frattini non è nuovo, va avanti già da più di un mese – spiega a Europa Lapo Pistelli, coordinatore del dipartimento relazioni internazionali del Pd – è giusto essere prudenti ma qui si va oltre la prudenza, siamo su un’altra lunghezza d’onda rispetto a tutti gli altri ministri europei e rispetto alla presidenza Obama. In fondo nelle piazze dei paesi del Maghreb non si sentono ripetere i vecchi slogan panarabi e panislamici.
Le nuove generazioni guardano al modello turco del partito filo-islamico moderato di Erdogan. Anche Al Qaeda è rimasta spiazzata da questo movimento: se vogliamo è un po’ naif ma non si può non riconoscere il potenziale democratico del processo che si è messo in moto».
Un imbarazzo, quello del nostro governo (che questa sera si riunirà per dicutere della situazione libica), che il sottosegretario agli esteri Mantica spiega con la special relationship tra i due paesi che passa dai rapporti di affari, da Unicredit a Eni, dalla Finmeccanica alla Juventus. «Ci sono 1500 italiani che lavorano in Libia: abbiamo con questo paese un rapporto particolare, non solo dovuto al rapporto Gheddafi- Berlusconi».
Appunto, non solo. E comunque lo stesso argomento può essere rovesciato nel suo opposto, nel dovere del governo italiano di intervenire nel cortile di casa proprio in virtù dei buoni rapporti con Tripoli.
Invece il palpabile disalinneamento del nostro paese rispetto al resto dell’Occidente rischia di isolarlo anche rispetto alle richieste di allargare il problema del controllo dei confini all’intera Ue, come chiede il ministro dell’interno Maroni.
Ieri l’unico esponente del Carroccio a intervenire è stato il presidente della commissione esteri della camera Stefani, mentre non è un mistero che l’eventuale divorzio degli interessi italiani da Gheddafi non dispiace al Carroccio, il quale per esempio aveva sfruttato la scalata libica a Unicredit proprio per regolare i conti con l’amministratore delegato (ora ex) Alessandro Profumo. Ieri il rappresentante di una delle principali fondazioni bancarie azioniste del gruppo, Andrea Comba di Crt, si è detto preoccupato per gli eventi in corso a Tripoli, costringendo i vertici del gruppo a intervenire per gettare acqua sul fuoco in un giorno che ha visto il titolo crollare del 5,6 per cento.
Giovanni Cocconi


Fonte:http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/124720/la_special_relationship_imbarazza_frattini

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