La circostanza ci è stata ricordata di recente da uno dei rapporti diplomatici diffusi da Wikileaks, nel quale l’allora ambasciatore Ronald Spogli, commentava laconicamente l’influenza e la rilevanza del ministro degli esteri nell’elaborazione della politica estera del paese. Sul rapporto si legge che il capo del governo “rifiuta costantemente i consigli del suo ministro degli esteri, sempre più irrilevante, demoralizzato e privo di risorse”.
Dopo alcuni anni di militanza politica nel partito socialista, mette il piede in tutti i governi dal 1994 a oggi, esclusi i due di centrosinistra.
Fa il ministro della funzione pubblica e il ministro degli affari regionali.
Assume l'incarico di Ministro degli Esteri dopo dieci mesi di interim del presidente del consiglio, è il 2001 proprio nel periodo più caldo e cruciale della politica estera mondiale dalla fine della guerra fredda: l’11 settembre, la guerra in Afghanistan, il terrorismo internazionale, l’imminente invasione dell’Iraq.
Dell'opera del nostro ministro Zed di quegli anni non ci si ricorda nulla. Anzi, una cosa sì: una legge. Che veniva chiamata, appunto come lui. E non ha niente a che fare con la politica estera, trattandosi di una legislazione sul conflitto di interessi – tiepidissima e molto criticata dalle istituzioni europee.
Nel 2004 il governo è nei pasticci: gli alleati sono nervosi e fanno saltare due poltrone, una è proprio quella del nostro innocuo Zed. Al suo posto subentra un ex fascista e futuro traditore, di nome Gianfranco.
Dopo qualche anno passato grigiamente a fare il commissario europeo, nel 2008 viene richiamato a prendere il posto di ministro degli esteri. Il tutto con la consueta irrilevanza. Nell’estate del 2008 la Russia invade la Georgia: muoiono 2000 persone in cinque giorni, nel mondo si parla di una nuova guerra fredda, le diplomazie internazionali lavorano freneticamente per fermare il conflitto, i ministri degli esteri europei si riuniscono d’urgenza. Il ministro Zed è in vacanza alle Maldive e ci rimane: alle riunioni manda il suo vice.
Meno di sei mesi dopo, Israele comincia l’operazione Piombo Fuso: invade e bombarda la Striscia di Gaza, accusando Hamas di aver rotto la tregua con i razzi Qassam lanciati nel sud di Israele. Anche stavolta si mobilitano le diplomazie di tutto il mondo. Zed è di nuovo in vacanza, stavolta a sciare. Nessuna riunione, nessun vertice, nessuna missione. Quando il Tg1 va per intervistarlo, lui si fa riprendere dentro uno chalet, in tuta da neve e col naso unto di crema solare. Parliamo delle due crisi internazionali più gravi degli ultimi due anni: passate entrambe in vacanza.
Nel maggio 2010, Zed lasciò di sasso la diplomazia Europea annunciando che da lì a pochi giorni avrebbe visitato l’Iran: sarebbe stato il funzionario Europeo più elevato di grado a visitare il a paese nei 4 precedenti (ossia dall’elezione di Ahmadinejad). Il Finacial Times sottolineò lo sconcerto delle cancellerie europee, visto che si trattava di una mossa non concordata. Ovviamente Zed fece spallucce e confermò il viaggio. Ma il giorno prima dell’incontro il governo iraniano annunciò che l’indomani a Semnan, sede prevista dell’incontro, sarebbe stato testato un nuovo missile a lunga gittata. Solo a quel punto il prode Zed decise di annullare il viaggio. Fino a settembre 2010 quando i libici spararono a un pescherecco italiano cone le motovedette che Zed aveva donato ed infatti disse: “Hanno sparato in aria”.
E' difficile fare il ministro degli esteri per quattro anni e mezzo, senza metter mano a nessuna iniziativa politica degna di questo nome, nemmeno uno come Baffino è riuscito a fare tanto...
In compenso si potrebbe scrivere un libro con le sue dichiarazioni, le sue battute, meglio se tronfie, roboanti e inutili. Per restare su quelle recenti, un anno fa disse di considerare “suggestiva” l’ipotesi di mettere un crocifisso nella bandiera italiana. A maggio se la prese con Amnesty International, definendo “indegne” le accuse della ong riguardo le espulsioni degli immigrati. Due mesi fa ha detto all’Osservatore Romano che l’ateismo è un “fenomeno perverso” che “minaccia la società al pari dell’estremismo”. Mentre le diplomazie di tutto il mondo affrontavano la grana Wikileaks tentando di minimizzare, di mostrarsi solidi, tranquilli e per nulla indeboliti, Zed strepitava: prima parlava di «11 settembre della diplomazia» e poi, dopo che il suo capo aveva detto invece di essersi semplicemente fatto una risata, diceva che Assange «vuole distruggere il mondo».
Cosa si è costretti a fare, per farsi notare un po’?
Appoggiare un tiranno sanguinario fino all'ora della sua "giusta" capitolazione?
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Il ministro Zed si frega le mani per la gioia d'essere al fianco del famoso colonnello libico Gheddafi |
Ispirato a : http://www.ilpost.it/2010/12/05/frattini-ministro-esteri/
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