martedì 1 febbraio 2011

Click Day

Dal blog dell'On. Andrea Sarubbi, la descrizione del Click Day (31.01.2011).


Come si poteva facilmente immaginare, alle 8 di stamattina è successo il finimondo. Non se ne è accorto nessuno, perché uno dei vantaggi del click day è quello di non fare rumore: metafora involontaria, ma straordinariamente calzante, delle condizioni di vita degli immigrati in Italia. Una volta all’anno c’è qualcuno che alza la voce, magari in una strada di Rosarno o su una gru a Brescia, e sono gli unici momenti in cui i due mondi si incontrano; per il resto, l’italiano medio – quello, cioè, che inizia ogni frase premettendo di non essere razzista – ragiona in termini di noi eloro e si spinge difficilmente oltre il concetto di tolleranza, ovvero di sopportabilità. Che viene meno, appunto, quando l’altro diventa scomodo. Ecco perché il click day è una genialata: perché lascia tutto nel silenziatore della dimensione virtuale, senza dare fastidio a chi non è direttamente interessato.




Il finimondo, però, è successo lo stesso: con 52 mila posti a disposizione secondo il criterio del first come first serve, l’immigrato aspirante-regolare aveva solo da sperare che il proprio datore di lavoro cliccasse sul mouse al momento giusto. E che non avesse Windows Vista, perché pare si sia impallato migliaia di volte. Morale della favola: 300 mila richieste di regolarizzazione in un giorno solo, da parte dei datori di lavoro, ma alle 8 e 24 secondi (secondi!) era già tutto finito. Qualcuno ce l’avrà fatta pure cliccando alle 8.03, se la nazionalità di origine e la regione in cui va a lavorare non avevano ancora esaurito le proprie quote; qualcun altro sarà rimasto fregato anche cliccando alle 8 e 10 secondi, se appartenente a una comunità sovrarappresentata rispetto alla media (quella bengalese, ad esempio, o la marocchina). Ora, senza polemiche, mi permetto una brevissima riflessione e spero di trovare una risposta sensata da qualcuno più competente di me. Ammettiamo pure che, nelle 300 mila richieste, ci sia una quota di contratti fasulli: è già capitato, con l’ultima sanatoria di colf e badanti, che gli italiani si facessero pagare 5-6 mila euro dagli immigrati per fingersi datori di lavoro. Ma in stragrande maggioranza questi 300 mila posti di lavoro esistono davvero e continueranno ad esistere indipendentemente dall’esito del click: con l’unica e non trascurabile differenza che passa tra il buio della clandestinità e una vita serena alla luce del sole. Ne faccio un discorso innanzitutto umano, ma non solo: ogni regolarizzazione persa significa, per lo Stato, un discreto gruzzoletto lasciato per strada, in termini di fisco e di contributi previdenziali. Mi limito a citare un esempio, dal forum del sito Stranieri in Italia:
Salve a tutti, volevo dirvi solo com’è andata a me:
- ore 08.00.00 famigerato click;
- interminabili secondi di attesa;
- invio della domanda avvenuto alle 08.00:37.


Ho usato una connessione ADSL, ieri ho sincronizzato l’orologio col server (stamattina era K.O.) e prima dell’invio ho fatto test uno dietro l’altro per verificare che fosse tutto a posto sino al momento dell’invio. Pensavo di essere tra i primi fortunati, ma a leggere com’è andata agli altri mi sa che non prendo nemmeno la medaglia di legno
Non mi rimane che attendere e sperare che per la mia provincia (LE) ci siano posti sufficienti a far rientrare anche la mia (spero) futura badante. Buona settimana a tutti. Luca


Luca ha bisogno di una badante, anzi, probabilmente ce l’ha già. Solo che deve metterla in regola. È pronto ad assumerla, a versarle i contributi, ma non rientrerà nella quota dei fortunati: continuerà a pagarla in nero. Sarà colpa mia, ripeto, ma non riesco a capire a chi convenga tutto ciò. E non lo capiscono neppure i sindacati, che dalle 8 di stamattina stanno denunciando lo scollamento tra le cifre del click day e i numeri (ben più grandi) dell’Italia reale, che ha bisogno degli immigrati anche se il governo fa fatica ad ammetterlo.

Fonte: http://www.andreasarubbi.it/?p=5641#more-5641

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