giovedì 10 febbraio 2011

Giorno del ricordo. Onore alle vittime delle foibe



Con la Legge N. 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana ha istituito il"Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale" che si celebra il 10 febbraio.
Con l’istituzione del Giorno del Ricordo si vuole"conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale", come recita l’articolo 1, comma 1, della Legge n. 92/2004.


La terribile pagina di storia a cui fa riferimento il Giorno del Ricordo è quella che interessò i territori dell'Istria a partire dall'autunno del '43, subito dopo l'armistizio, fino al 1947, dove furono rastrellate, deportate e uccise decine di migliaia di persone, per lo più italiani, dai partigiani dell'esercito di Tito.
Dopo atroci torture gli arrestati venivano eliminati e gettati nelle foibe, fosse rocciose profonde fino a 200 metri. Solitamente prima dell’affossamento, gli uomini e le donne venivano evirati, stuprati, accecati, legati mani e piedi con un filo spinato, fucilati e poi infoibati. Alcuni venivano legati a dei cadaveri e poi gettati vivi nei crepacci.


Di questa tragedia non si è parlato per circa mezzo secolo, essendo stata ignorata anche dai libri di storia. Ancora oggi non si conosce il numero esatto delle vittime di quel triste periodo tra il 1943 e il 1947. Migliaia di persone dai territori di Trieste e di gran parte della Venezia Giulia scomparvero, deportate nei campi di concentramento dell’allora Jugoslavia.


Circa 350.000 italiani abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia dovettero scappare ed abbandonare la loro terra, le case, il lavoro, gli amici e gli affetti incalzati dalle bande armate jugoslave.


A queste vittime va il nostro ricordo e il riconoscimento della colpa per non aver tenuto alto il loro nome per tento tempo. Nella Giornata del Ricordo, ricordiamo anche la politica del Governo Mussolini, che per venti anni guidò l'aggressione alle popolazioni slave, sotto l'impulso di un malinteso nazionalismo. Ebbe infatti a dire Benito Mussolini "Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani".

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