ROMA - Beni pubblici preziosi cedibili per estinguere debiti dei Ministeri e delle Amministrazioni statali: nel testo della Finanziaria esiste una norma che consentirebbe non di fare cassa, questa volta, ma di regolare crediti e debiti attraverso la cessione, senza evidenza pubblica e espressa clausola di salvaguardia per i beni di carattere storico-archeologico e di rilevanza ambientale, di beni mobili e immobili antichi, preziosi, universalmente ritenuti “pubblici”.
Con due piccoli commi (17 e 18 dell’art.10) si introduce infatti, la possibilità di cedere beni pubblici affidandosi solo al giudizio di congruità economica da parte dell’Agenzia del Demanio.
“Il Governo – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza –, in maniera ambigua e poco trasparente, torna a colpire il Belpaese introducendo una norma che potrebbe avere effetti devastanti sul futuro del patrimonio culturale e paesaggistico italiano”.
La norma inserita apre poi la strada a trattative dirette tra debitore e ministero che, eliminando qualsiasi concorrenza tra le parti, cancella il meccanismo dell’offerta più vantaggiosa a favore della pubblica amministrazione.
“A chi giova questa norma?” chiede Legambiente: “Qual è il furbetto che ha mire su qualche bene dello Stato? Perché non si capisce a quali altri obiettivi potrebbe rispondere questo provvedimento che non serve a fare cassa e danneggia invece tutta la collettività – ha concluso Cogliati Dezza -. Ma come può un Governo che si dichiari tale, introdurre una norma del genere? Qual è l’obiettivo di questi tentativi nascosti ma continui di smembrare il Belpaese?”.
Con due piccoli commi (17 e 18 dell’art.10) si introduce infatti, la possibilità di cedere beni pubblici affidandosi solo al giudizio di congruità economica da parte dell’Agenzia del Demanio.
“Il Governo – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza –, in maniera ambigua e poco trasparente, torna a colpire il Belpaese introducendo una norma che potrebbe avere effetti devastanti sul futuro del patrimonio culturale e paesaggistico italiano”.
La norma inserita apre poi la strada a trattative dirette tra debitore e ministero che, eliminando qualsiasi concorrenza tra le parti, cancella il meccanismo dell’offerta più vantaggiosa a favore della pubblica amministrazione.
“A chi giova questa norma?” chiede Legambiente: “Qual è il furbetto che ha mire su qualche bene dello Stato? Perché non si capisce a quali altri obiettivi potrebbe rispondere questo provvedimento che non serve a fare cassa e danneggia invece tutta la collettività – ha concluso Cogliati Dezza -. Ma come può un Governo che si dichiari tale, introdurre una norma del genere? Qual è l’obiettivo di questi tentativi nascosti ma continui di smembrare il Belpaese?”.
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