Una bocciatura a tutto campo quella della presidente Catiuscia Marini alla manovra economica del governo. A partire dagli effetti sul federalismo e sul sistema sanitario.
«Di fronte alla situazione difficile in cui si trova il Paese si ripete un film già visto. E che assume un carattere sempre più recessivo e centralistico, annullando di fatto ogni effetto della riforma federalista che pure questo Governo dice di volere. Pare di essere di fronte ad una vera e propria ‘tela di Penelope’ – dice Marini -, con una maggioranza parlamentare che di giorno scrive leggi di riforma dello Stato in forma federalista, mentre di notte il ministro Tremonti, novello ‘mani di forbice’ taglia tutto, e con chirurgica precisione taglia soprattutto le risorse di Regioni ed autonomie locali, annullando ogni possibilità per il sistema locale del governo del territorio di esercitare la sua costituzionale autonomia, alla faccia del federalismo».
«Lo fa, oltretutto, senza nemmeno osservare un minimo di rispetto istituzionale nei confronti di Regioni e autonomie locali – prosegue – che sono un pezzo fondamentale dello Stato, e di rappresentanza democratica di questo Paese. Dei contenuti della manovra abbiamo potuto apprendere qualcosa solo dai mass media, senza aver avuto con il Governo alcun confronto di merito. Che sceglie la strada del ‘decreto’, sottraendo così il testo della manovra ad un minimo di partecipazione e condivisione». «Anche con questa manovra – sottolinea la presidente Marini -, dunque, il Governo sceglie la politica dei tagli, con effetti che saranno pesantissimi per tutte le Regioni. Ancora una volta si scarica il peso complessivo della manovra esclusivamente su Regioni, Province e Comuni, ed in settori importantissimi del nostro sistema di welfare, come sanità, asili nido, politiche sociali, trasporto pubblico locale, colpendo così prima di tutto le fasce più deboli e svantaggiate. Gli stessi che da anni stanno pagando duramente, sulla loro pelle, il costo di politiche economiche che oltre a deprimere lo sviluppo, anziché favorirlo, continuano a ridurre il già misero potere d’acquisto dei salari di lavoratori dipendenti e pensionati».
«Mettendo insieme i tagli delle ultime due manovre ordinarie e di quella straordinaria del luglio dello scorso anno – spiega -, la quantità di risorse tagliate a Regioni, Province e Comuni raggiunge il 40 per cento del totale dei trasferimenti. Insomma, con la scusa di voler tenere debito e deficit sotto controllo – obiettivo per altro che abbiamo sempre voluto condividere con il Governo, dicendoci sempre disponibili a fare la nostra parte, come abbiamo anche dimostrato in passato di saper fare contribuendo positivamente alla tenuta dei conti pubblici – il Governo ha praticamente e definitivamente sepolto ogni possibilità concreta di realizzare il federalismo». «Per la nostra Regione – rileva la presidente Marini – possiamo già ora, prima di averne valutato nel dettaglio l’impatto sul nostro bilancio, tutto ciò comporterà tagli drammatici per gli investimenti in sanità, infrastrutture, politiche sociali, e per la casa, per ricerca e innovazione, per citare le principali. E la cosa più grave e che maggiormente ci preoccupa è la ripercussione su tutta una serie di investimenti già programmati in questi settori, la cui prosecuzione e realizzazione potrebbe risultarne pregiudicata».
«In questa manovra – dice ancora – non c’è poi nemmeno l’ombra di una politica che guardi al futuro, che sia in grado di favorire sviluppo e crescita per un Paese che da troppo tempo è costretto alla stagnazione economica. Non c’è nulla per i giovani costretti ad una condizione di totale precariato, senza alcuna possibilità di guardare al futuro con fiducia. Anzi, insultati ed etichettati come ‘la parte peggiore’ dell’Italia». «Non ce ne staremo però con le mani in mano ad assistere a questo scempio – afferma -. Come Conferenza delle Regioni, assieme alle associazioni di Province e Comuni, abbiamo già detto al Governo ed al Presidente del Consiglio cosa pensiamo di questa manovra e che metteremo in atto tutte le azioni per salvaguardare innanzitutto la dignità istituzionale delle Istituzioni che rappresentiamo, anche per tutelare gli interessi dei cittadini che amministriamo, siano essi lavoratori che artigiani, imprenditori, professionisti».
Per ciò che riguarda l’Umbria, «voglio ribadire che continueremo ad opporci ad un’idea di federalismo ‘per abbandono’, che preveda il semplice arretramento dello Stato da settori importanti come scuola, welfare e università, senza trasferire le risorse necessarie agli enti locali. Grazie alle leggi regionali sul piano per il lavoro, che abbiamo appena approvato, sulla semplificazione amministrativa e per le nuove politiche industriali, che presto discuteremo in Consiglio regionale – conclude la presidente Marini -, intendiamo rafforzare prima di tutto la coesione sociale e salvaguardare il protagonismo delle città e dei territori, con una visione strategica condivisa sulla crescita e sullo sviluppo della regione».
Sanità La governatrice ha parlato poi di Sanità al convegno organizzato a Perugia dalla Cisl sul tema “Per un servizio sanitario regionale migliore”. «Questo Governo, con la manovra annunciata, viola per l’ennesima volta gli accordi sottoscritti e nei fatti vanifica il Patto per la Salute, assestando un altro durissimo colpo al servizio sanitario pubblico. La conseguenza più grave, ed inaccettabile, delle norme contenute nella manovra e relative alla sanità è che tutte le Regioni non potranno più avere l’equilibrio di spesa, a cominciare da quelle, come l’Umbria, che pure hanno sempre avuto i conti in ordine e non hanno prodotto deficit in sanità».
«Non abbiamo ancora potuto prendere visione delle tabelle esplicative, e dunque dei numeri veri dei tagli annunciati, e dunque non siamo ancora in grado di poter valutare le ricadute finanziarie sul triennio 2012-2014, ma è già assolutamente chiaro che la manovra introduce pesanti tagli che si sommano a quelli già decisi con quelle precedenti. Ciò mina alla radice la possibilità di garantire i livelli di prestazioni erogate, che vengono ulteriormente compromessi dalle misure previste in materia di ticket aggiuntivi, gestione del personale, dipendente o convenzionato, beni e servizi, farmaceutica e dispositivi medici, misure tutte destinate a rendere ulteriormente incerta e complessa la gestione ordinaria dei servizi in tutte le regioni».
Nello specifico la presidente Marini ha sottolineato come le Regioni, e l’Umbria prima di tutte, siano particolarmente preoccupate per la mancata ridefinizione del tetto della spesa per la farmaceutica ospedaliera: «Questo – ha detto la presidente – è sistematicamente e drammaticamente sottodeterminato». Se si aggiunge accanto a questo anche la riduzione del tetto per la farmaceutica territoriale e la previsione, a partire dal 2014, di non meglio specificate “misure di compartecipazione”, presumibilmente a carico del cittadino, alla spesa farmaceutica ed alle altre prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale, «il quadro che emerge – ha proseguito la presidente – è a dir poco preoccupante».
«Vorrei ricordare poi, che la reintroduzione dal prossimo anno del ticket, non determina nemmeno la copertura degli 837 milioni di euro che lo Stato deve alle Regioni per la sospensione dei ticket fino al 31 dicembre 2011, ma per meno della metà della somma. E, al tempo stesso, una tale scelta alla fine determinerà solo un forte spostamento di volume di attività verso il settore privato, causando un minore introito per il pubblico che, comunque, dovrà farsi carico dei costi fissi. Aggiungo – ha proseguito la presidente – che nel merito specifico della manovra riguardo sempre la spesa farmaceutica, occorre rilevare che, come nel recente passato, il controllo della spesa in questo settore è affidato esclusivamente all’istituzione di tetti di spesa senza affrontare in modo strutturale il problema. Va segnalato poi che, nonostante le ripetute sollecitazioni da parte delle Regioni, da oltre un anno è fermo il Tavolo della farmaceutica, mentre quello sui dispositivi medici non è stato mai convocato».
Per quanto riguarda il personale del Ssn, la presidente ha sottolineato: «La manovra non esplicita che il blocco del turn over non si applica alle Regioni in equilibrio economico, come l’Umbria e, infine – ha concluso -, non prevede nulla in materia di investimenti, ma solo tagli lineari e niente risorse di sviluppo».
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