mercoledì 30 marzo 2011

Nucleare. Rubbia: prendiamo il TORIO per le corna

Nucleare alternativo: «Usiamo il torio della Valchiavenna»


CHIAVENNA «Il granito della Valchiavenna è pieno di torio, ma le nostre sollecitazioni per arrivare ad aprire un dibattito scientifico e politico sull'utilizzo di un nucleare alternativo fino ad ora non hanno avuto nessuna risposta». Parte da due militanti leghisti della prima ora, Davide Tavasci e Chicco Triaca, la proposta di aprire una discussione sulle possibilità offerte dallo sfruttamento del torio.
L'idea non è certo nuova. Si tratterebbe di riprendere i progetti di reattore nucleare del premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia: «Abbiamo fatto delle ricerche dopo aver letto qualche articolo in merito – commentano i due valchiavennaschi – e siamo rimasti stupiti. E' evidente che dopo quanto accaduto in Giappone il referendum su nucleare vedrà una larga vittoria dei sì. Per questo, e anche con un occhio all'economia della Valchiavenna, abbiamo chiesto ai nostri referenti politici e istituzionali a livello provinciale e regionale di prendere in considerazione l'idea di Rubbia».
Detta in parole povere un reattore nucleare potenzialmente più sicuro, visto che senza una specifica reazione chimica il torio non è attivo, con scorie radioattive per un tempo infinitamente minore rispetto a plutonio e uranio, 300 anni contro i 24 mila del plutonio, e senza possibilità di sfruttare la tecnologia anche a scopi militari.
«Abbiamo interpellato un geologo – spiegano i due – e ci è stata confermata la presenza di torio in quantità rilevanti nel nostro granito. Che si potrebbe, quindi, sfruttare per fare ben altro che le massicciate ferroviarie dell'Alta Velocità. Il torio è presente sul pianeta in quantità di 4-5 volte superiori all'uranio. Siamo dispiaciuti per il fatto che la nostra proposta, che abbiamo presentato anche a Pontida, non abbia ricevuto alcuna attenzione. Speriamo che qualcuno dei nostri se ne accorga».
L'inconveniente del torio è di tipo economico. I costi per la sua estrazione, infatti, sono più alti rispetto a quello degli altri elementi utilizzati nelle centrali nucleari convenzionali. Anche in quelle di terza generazione che il Governo vorrebbe realizzare in Italia: «L'uranio, però, si sta esaurendo – commentano i due valchiavennaschi – e, infatti, ci risulta che il reattore di Rubbia sia oggetto di approfondimenti in nazioni come India e Stati Uniti. Ancora una volta rischiamo di perdere il treno, con una idea italiana utilizzata da altri. Ci piacerebbe avere Rubbia in provincia per un incontro sul tema. Ci sembra giusto che tutte le opzioni siano presentate alla popolazione».

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