domenica 20 marzo 2011

Il grande nemico




Capire le ragioni che sostengono le economie di guerra anche in tempi di presunta pace non è semplice. Secondo molti studiosi di politica tra i quali Noam Chomsky, la corsa agli armamenti - per come è impostato il mercato - ha anche un ruolo decisivo nel tenere in moto l'economia. In particolare si parla di una sorta di keynesismo militare, quasi una necessità per l’economia statunitense in tempi di crisi.

Secondo questa teoria, quando un governo spende una certa quantità di dollari per stimolare l'economia, in realtà non importa come li spenda. Potrebbe costruire aerei potrebbe seppellirli nella sabbia e indurre la gente a scavare per trovarli, potrebbe costruire strade e case, fare qualsiasi cosa: in termini di incentivazione dell'economia, gli effetti economici non sono poi così diversi.

In realtà è del tutto verosimile che le spese militari siano effettivamente uno stimolo meno efficiente delle spese sociali, il problema è, però, che le spese per scopi civili presentano effetti collaterali negativi. Innanzitutto interferiscono con le prerogative del libero mercato. Se il governo cominciasse a produrre qualcosa che le aziende potrebbero vendere direttamente sul mercato, interferirebbe con la loro possibilità di realizzare profitti. La produzione di spreco - di macchine costose e inutili - non costituisce un'interferenza: nessun altro produrrà bombardieri B-2.

Altro punto secondo Chomsky è che gli investimenti sociali aumentano il pericolo di democrazia: minacciano di accrescere il coinvolgimento popolare nei processi decisionali. Se per esempio il governo si impegnasse a costruire, ospedali, scuole, strade e cose del genere, la gente si interesserebbe alla cosa e tutti vorrebbero dire la loro, perché si tratta di questioni che li toccano direttamente, che hanno a che fare con la loro vita. La gente è interessata a sapere dove sorgerà una scuola o un ospedale, ma non si preoccupa del tipo di aerei che sarà costruito, perché non ne ha la minima idea.

Questa politica non è nuova, per quarant’anni – dalla fine della seconda guerra mondiale – la politica economica Usa si è basata anche sul cosiddetto sistema del Pentagono. In pratica si sovvenzionava in modo continuo il settore ad alta tecnologia, garantendogli anche il mercato. Nei momenti opportuni il governo individuava nelle cosiddette forze del male, nei sistemi antidemocratici, nei pericoli alla libertà, nei paesi canaglia minacce vere o presunte, tali comunque da garantire la produzione della filiera militare.

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