sabato 20 agosto 2011

LA QUESTIONE MORALE, OGGI...

Apriamo un DIBATTITO: cosa fare per vincere il disprezzo nei confronti della politica e arginare la corruzione e la brutta politica dei nostri giorni?
In questo articolo, proponiamo alcune riflessioni influenzate dall'articolo di Michele Salvati sul Corriere della Sera del 6 agosto 2011, dal titolo “La corruzione e gli argomenti del PD”.




Nelle ultime settimane, il Partito Democratico nazionale e dell'Umbria ha conosciuto vari casi di propri esponenti politici coinvolti in indagini della magistratura relativamente a casi di possibile concussione, ricatto, mal governo. I dirigenti del nostro partito a livello nazionale e regionale hanno dato una loro riposta anche pubblica, attraverso comunicati stampa e interviste.
Sembra chiaro, però, che questo non basta e che quello che si è sentito e letto è viziato di debolezza e forse anche di qualche segno di incongruenza fra i vari ordini e i vari casi. Si è rimasti un linguaggio e un modo di ragionare (e di comportarsi) che potremmo chiamare “politichese”, che rientra fra i nemici veri del partito Democratico.
Il Partito Democratico di San Giustino mette in piedi una discussione pubblica alla quale sono invitati tutti i cittadini democratici (e non solo quelli iscritti al PD) che vogliono contribuire al dibattito relativo alla questione morale nella politica italiana di questi giorni.
Il commento in accordo o disaccordo a queste idee e ogni altra riflessione può essere inviata per posta elettronica a pdsangiustino@gmail.com, o aggiunta come commento al blog http://spaziodemocratico.blogspot.com.
Da oggi fino alla fine del mese raccoglieremo le riflessioni e i suggerimenti di tutti e riorganizzeremo il materiale raccolto in un documento che presenteremo come manifesto del PD di San Giustino sulla “questione morale oggi”.


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Il cittadino comune, che lavora (o cerca il lavoro o che ha rinunciato a trovarlo), che paga le tasse (troppe, per chi le paga), che chiede servizi essenziali (sempre più costosi e più complessi), che legge (raramente) un giornale e guarda (con noia) la televisione, non fa molta differenza tra i politici corrotti e i politici che si auto-attribuiscono remunerazioni spropositate o che nominano a capo di un ente pubblico compagni di partito o amici degli amici.
Sono casi diversi: i primi commettono un reato mentre i secondi approfittano in modo improprio di un potere discrezionale difficilmente sindacabile dalla magistratura, aggravando i costi della politica o contribuendo all'inefficienza dei servizi pubblici.
Per un aspetto importante il cittadino comune ha comunque ragione: tutti questi casi segnalano un grave deficit di etica pubblica e infangano una missione - la politica - che dovrebbe essere svolta con una attenzione esclusiva al bene comune, al vantaggio dei cittadini.
L'antipolitica nasce da qui e il nostro Paese è quello che, in Europa, registra il massimo disprezzo per i politici, per tutti i politici, anche quelli che con la corruzione e il malcostume non hanno nulla a che fare.


Fa male il nostro cittadino a mettere tutti i politici e tutti i partiti nello stesso fascio («sono tutti eguali!»)? Sì, fa male, ma ha buone giustificazioni. Per questo si deve sperare che l'esame di coscienza iniziato nel Pd dopo l'accertamento di casi di corruzione politica al suo interno, o l'apertura di indagini giudiziarie in proposito, dia luogo ad esiti operativi e si estenda anche ad altri partiti.


La discussione non è iniziata bene e i tre principali argomenti che i leader democratici hanno messo in campo non sembrano adeguati.


«Contro di noi si è messa in moto una macchina del fango».
Sarà pur vero, ma ciò è avvenuto anche nei confronti di altri partiti e apre lo spinoso problema del rapporto tra media e politica e in particolare dell'uso e della diffusione delle intercettazioni, sul quale l'asprezza dello scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani ha sinora impedito una regolazione efficace e condivisa. E comunque, per tirarcelo il fango, da qualche parte è stato trovato...


«Noi rispettiamo il lavoro dei magistrati e ne attendiamo con fiducia il giudizio».
Questo argomento sarebbe una ovvietà in qualsiasi Paese civile. Nel nostro è soprattutto una ritorsione polemica contro un altro partito che nei confronti della magistratura, o di una parte di essa, non manifesta certo fiducia e cerca di intralciarne il lavoro. Anche invocando la velocità della sentenza, questa risposta non tocca, anzi evita, il problema centrale da cui nasce la sfiducia dei cittadini nella politica, ovvero: che cosa fa il partito per contrastare seriamente comportamenti illegali prima che giungano al vaglio della magistratura? E d'altra parte, che cosa fa per opporsi a comportamenti che illegali non sono (nomine improprie, incarichi ingiustificati, enti inutili o dannosi, remunerazioni esorbitanti) ma che creano costi eccessivi o riducono l'efficienza delle pubbliche amministrazioni di cui i politici sono responsabili?
Come tutti i partiti, il Pd deve presentare al Parlamento un bilancio verificato, che però presenta molte lacune. E soprattutto lascia fuori le amministrazioni locali, dove si verificano i casi più numerosi di malaffare o di cattiva gestione. In pompa magna ha varato un «codice etico», ma è un codice senza denti, la cui gestione non è affidata ad una autorità indipendente.


«Il nostro è un partito sano, e qualche mela marcia è inevitabile».
Questo in parte assomiglia all'argomento dei «mariuoli» della famosa intervista a Bettino Craxi a proposito di Mario Chiesa – era l'inizio del periodo di Mani pulite - e in parte tradisce il vecchio orgoglio della diversità, della superiorità etica, di uno dei due partiti da cui il Pd proviene.
Ma chi ci dice che le cose stiano così?
Oggi non disponiamo di indagini serie sui casi di corruzione o di simili reati contro la pubblica amministrazione divisi per partito di appartenenza e dobbiamo basarci su una evidenza parziale e impressionistica. E quanto alla «diversità» del vecchio Pci, che forse si tramanda in alcuni settori del Pd, si trattava di tutt'altra cosa. Si riferiva all'onestà personale dei militanti e dei funzionari, alla modestia delle loro remunerazioni, alla loro devozione al partito, non alla loro osservanza della legge e delle regole di uno Stato liberal-democratico: in tasca loro non doveva restare nulla, ma tutto ciò che serviva per rafforzare ed estendere l'influenza del partito (dalle nomine alle tangenti ) non trovava ostacoli nella «superiorità etica».
Dobbiamo tutti augurarci che la discussione prosegua e affronti gli argomenti difficili che abbiamo appena toccato, in un partito in cui l'autorità del centro è sempre più debole nei confronti di realtà locali molto diverse.


Quando osserveremo che nei comuni così come nelle regioni con governo di centrosinistra (noi speriamo che le Provincie saranno presto abolite), il Pd propone un amministratore a capo di un ente pubblico soltanto perché, dopo un vaglio accurato, risulta il più idoneo a coprire l'incarico, a prescindere quindi della tessera che ha in tasca o dell'amicizia che può vantare, vorrà dire che la discussione avrà prodotto buoni effetti.
E se anche gli altri partiti si comporteranno nello stesso modo, i sentimenti anti-politici degli italiani cominceranno ad attenuarsi.


« La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. » (Enrico Berlinguer, da un'intervista a la Repubblica del 28 luglio 1981)

7 commenti:

  1. Segnalo da Primo Piano Notizie

    Questione morale: lettera aperta di Roberto Panico al PD

    San Giustino - L'esponente del PSI plaude l'iniziativa ma fissa alcune condizioni.

    Caro PD si San Giustino ammiro la tua iniziativa e spero che abbia un seguito anche ad altri livelli. Non ho intenzione di rivangare il passato o fare passaggi oramai retorici. Una cosa però è certa, state soffrendo di un vecchio male che proviene dal vostro interno. Mi riferisco a quella parte del partito che non ha mai fatto i conti con il proprio passato sentendosi il depositario di tutte le verità. Non è stato e non è sufficiente cambiare "nome" per scrollarsi di dosso tutto quello che uno è stato causa del bene e nel male. Non è e non lo sarà più avere una parte della magistratura compiacente per sentirsi meglio degli altri. Quello che il mio Partito ha subito nel passato non lo auguro al peggior nemico. E pensare, che ha guadagnarci da quel tragico periodo non è stata di certo la "sinistra" e tanto meno gli Italiani (le vicende degli ultimi mesi sono la dimostrazione palese), ma solo qualche pseudo politico che all'epoca non aveva neanche diritto di parola all'interno del suo partito e forse un posto in "piccionaia". Auguri, con la speranza che il "nuovo" PD incroci la sua strada con il Partito Socialista Italiano per una ITALIA MIGLIORE.

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  2. Il viandante di Samarcanda23 agosto 2011 alle ore 08:45

    La questione morale è uno degli aspetti fondamentali di chiunque si occupa e partecipa alla vita politica locale o nazionale. Nel partito democratico come e più (forse) degli altri partiti, alla luce dei valori di solidarietà e attenzione agli ultimi che sono alla base dello statuto del partito.

    Voglio segnalare una lettera aperta inviata all'allora segretario Walter Veltroni da Franco Tolotti, segretario provinciale di Brescia, nel dicembre 2008:

    Caro Segretario,le vicende di questi giorni, che vedono esponenti politici e amministratori locali del PD indagati per ipotesi di reato molto gravi conto la pubblica amministrazione, hanno suscitato grande amarezza e sconcerto nei nostri portavoce e dirigenti di circolo, e più in generale tra iscritti e simpatizzanti.
    C’è bisogno di un intervento deciso del partito di un forte segnale di assunzione di responsabilità; aldilà del corso della giustizia, che deve accertare le responsabilità soggettive di ognuno, è necessario sospendere tutti coloro che risultano indagati per reati connessi alle loro attività di amministratori pubblici.
    Questa è la prima condizione per ridare smalto alla nostra proposta politica. Il partito ha bisogno di gesti forti e di chiarezza se vogliamo che le persone per bene, militanti iscritti e simpatizzanti, trovino ancora le motivazioni e la forza di testimoniare i valori e le proposte tra la gente.
    Non possiamo accettare in un momento così delicato che tutto ciò che sta accadendo passi sotto silenzio o peggio sia preso con superficialità da un gruppo dirigente che in questi mesi, attraverso il fiorire di associazioni e conventicole, è apparso troppo spesso impegnarsi solo nella difesa delle proprie posizioni.
    Il partito deve essere aperto al confronto di tutti, ma al tempo stesso deve poter sanzionare tutti coloro che hanno interessi e disegni in contrasto con l’esigenza di rafforzare il Partito Democratico, che tanto entusiasmo ha saputo suscitare all’atto della sua nascita.
    Il segretario provinciale Brescia, Franco Tolotti

    Vi è in questo messaggio la richiesta della sanzione come strumento di chiarificazione nella proposta politica di un partito autenticamente democratico. E non è una sanzione giuridica bensì una sanzione politica, in quanto chiunque eletto nel PD non è solo sé stesso (dimensione sottoposta all'opera della magistratura) ma rappresenta anche il PD che deve tutelarsi opportunamente ...

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  3. Ringrazio il viandante di Samarcanda per il suo contributo. Fra l'altro il richiamo al 2008 mostra come questo tema sia centrale non da oggi nel PD.
    Non credo che la sanzione politica sia la strada giusta, anche se c'è una logica nella tua richiesta.
    Faccio invece due proposte nette da aggiungere nel nostro statuto in modo netto:
    1. divieto assoluto di doppio incarico amministrativo e/o di partito;
    2. limite rigido e senza eccezione ai due mandati su qualsiasi incarico e divieto al passaggio ad altro incarico senza soluzione di continuità...
    Chiedo troppo?
    Attendo altri commenti

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  4. Condivido assolutamente sia il divieto al doppio incarico amministrativo e/o di partito sia il limite ai due mandati sulla stessa carica, un pò meno sul passaggio ad altro incarico perchè alcune volte precluderebbe la possibilità di "spendere" la classe dirigente giusta nel posto giusto al momento giusto. Condivido Il concetto di "Sanzione Politica" quando è declinato non in senso punitivo ma di regole condivise: avendo sempre sostenuto che a fare la differenza nella "questione morale" dovrebbe essere la base della società e dei partiti, credo che con regole chiare interne ai partiti e con strumenti adeguati per farle rispettare da parte della base, chi viene selezionato e delegato a "governare" si sentirà in dovere di rispettarle perchè sa che non c'è alternativa e perchè sa che la base avrà la possibilità di delegittimarlo. Riguardo poi la lettera di Roberto onestamente mi lascia un po perplesso perchè da una parte esprime un suo punto di vista delle dinamiche interne al Pd, dall'altra rinvanga un passato sicuramente non glorioso nè per il suo partiro nè per tutti gli altri presenti 20 anni fa: il Pd almeno a San Giustino ha preso consapevolezza dei propri errori e sta cercando di aprirsi per porvi rimedio, lanciando il sasso ed alzando la mano.

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  5. Il caso Penati dimostra che dove c'è il potere e l'interesse economico, c'è corruzione! Dopo, è vero anche che noi non ci rallegriamo di tali eventi ma facciamo mea culpa, non li ostentiamo ma cerchiamo di rimuoverne le cause.. insomma, è in parte vero che "cosi fan tutti", ma è altrettanto vero che noi ci proviamo a fermare le umane debolezze e tentiamo di correggere/condannarle; dall'altra parte, sembra che essere sotto giudizio sia una condicio sine qua non per diventare sottosegretari o ministri! in ogni caso, la politica è ai minimi termini, il popolo non le crede, e fa bene, visti i risultati a cui siamo pervenuti, grazie soprattutto all'allegra brigata socialista, che in soli 4 anni, con Craxi e i suoi sodali ancora attivi, Brunetta, Sacconi, Tremonti, e compagnia brutta, raddoppiò il ns debito pubblico uccidendo il presente e il futuro di molte generazioni...

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  6. Per quanto riguarda la cosiddetta questione morale, credo che dovremmo cominciare ad usare parole meno nobili: si tratta di volgari furfanti. Sarebbe un errore ritenere ciò che accade oggi una ripetizione di Tangentopoli. Allora si rubava perchè c’era un troppo di politica, ora si ruba perchè non ce n’è più niente. Allora le tangenti in larga misura servivano a finanziare i partiti, ora ad arricchirsi personalmente. L’illecito si è privatizzato.

    Mino Martinazzoli 24/07/2010

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  7. Innanzitutto ammiro il coraggio e la volontà del PD Sangiustinese di aprire questa discussione.

    Il problema vero, dal quale non si può prescindere, è quello di una crisi vera della rappresentanza della politica; questo è il nodo centrale che rende la questione morale di oggi molto diversa da quella dell'81.

    Questi partiti, oggi, chi e cosa rappresentano?? quali interessi? quali categorie sociali, quali generazioni??? in sintesi quale politica???

    Non essendoci più neppure un ideale di carattere generale ad unificare più strati sociali (l'adesione al blocco occidentale, il socialismo, il radicalismo, il comunismo italiano, il cattolicesimo democratico, i laci..ecc), con una deriva verticistica ed una crisi profonda delle classi dirigenti che non riescono più ad intercettare le problematiche quotidiane dei cittadini (figuriamoci quelle della Nazione), con un Parlamento composto non da eletti ma da nominati...la politica è così debole e così lontana dal popolo che anche la morale viene sfumata.

    La percezione comune è che comunque "loro", i politici..la"casta", siano "altro" rispetto alla gente normale...ed è chiaro che, fenomeno della Lega ed idolatri del Beluska a parte, come possono i normali cittadini sentirsi rappresentati in un contesto di tal genere??

    Chi rappresenta le ormai centinaia di migliaia di cittadini tra i 20 ed i 45 anni sulle cui spalle graveranno i disastri di anni di politiche economiche in termini di riduzioni di stato sociale, pensioni da fame, contratti sempre più precari e aumento delle tasse???
    La politica italiana è ormai un disco rotto, ci sono categorie intoccabili, e tanti altri costretti ad abbassare la testa, giorno dopo giorno, manovra dopo manovra.
    Chi rappresenta i tanti cittadini onesti che pagano fino all'ultimo centesimo mentre i furbetti se la ridono portando i loro capitali all'estero o aspettando il prossimo condono??

    La sinistra, il PD, se vogliono tornare a parlare con autorevolezza (come poteva fare una persona seria come Berlinguer che rappresentava un partito che era un esempio di integrità morale e che conosceva e rappresentava tante delle problematiche e delle difficoltà di molti cittadini) devono avere il coraggio di inquadrare meglio la realtà italiana, di non fermarsi all'enunciazione del problema ma di andare alla risoluzione radicale dello stesso....e soprattutto devono fare pulizia delle troppe incrostazioni non solo morali, ma di piccolo cabotaggio, di personalismo, di convenienza che limitano l'azione politica..a tutti i livelli.....se non sarà il PD a farlo, ci sarà qualcun altro (Pisapia docet...) che meglio raccoglierà e rappresenterà un'apatia generale che potrebbe tramutarsi in un enorme uragano di cambiamento......

    CHRISTIAN BIAGINI PER EMAIL, 23/08/2011

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