sabato 6 agosto 2011

Il giorno in cui il mondo scoprì Internet


JUAN CARLOS DE MARTIN
Fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9067
Precisamente vent’anni fa, il 6 agosto 1991, un ricercatore trentaseienne del Cern di Ginevra pubblicava un annuncio come tanti in un gruppo di discussione su Internet. Tim Berners-Lee, questo era il suo nome, si rivolgeva agli appassionati di ipertesti per informarli di un progetto chiamato «WorldWideWeb» a cui lavorava dal marzo 1989. L’annuncio spiegava in breve l’idea di base, diceva da dove scaricare una prima versione del software e riportava l’indirizzo di quello che ora sappiamo essere il primo «sito Web» della storia: http://info.cern.ch/hypertext. In quel pomeriggio d’estate Tim BernersLee non poteva certamente immaginare di innescare una rivoluzione che nel giro di pochi anni avrebbe portato la Rete nella vita di miliardi di persone. Non che la Rete nel 1991 non ci fosse, anzi c’era già da più un ventennio.

Ma era ancora quasi esclusivamente il dominio di ricercatori ed entusiasti, che già facevano cose molto avanzate per l’epoca (quanti sanno che le prime telefonate online risalgono agli Anni 70?), ma spesso in maniera macchinosa e comunque usando modalità che i non esperti trovavano - giustamente - poco intuitive. Tim Berners-Lee genialmente inventa uno strato di software (noto agli iniziati come HTML e HTTP) che, collocandosi sopra Internet, standardizza il modo con cui pubblicare, richiamare e collegare tra loro contenuti online. Il risultato è che la pubblicazione, la ricerca e la fruizione di contenuti su Rete diventano immensamente più intuitive di prima, spalancando le porte della Rete a un uso di massa. Sembra una questione meramente tecnica, ma è invece una rivoluzione. Una rivoluzione che Tim BernersLee ha cura di tenere in sintonia con lo spirito di Internet. Il ricercatore ginevrino, infatti, plasma il Web rispettando la natura decentralizzata di Internet: tutti possono non solo leggere il contenuto, ma anche accedere al modo in cui è stato codificato, per permettere una più rapida crescita collettiva basata sull’imitazione. E, soprattutto, tutti possono pubblicare: Wikipedia era ancora lontana dall’essere anche solo immaginata, eppure fin dai primi vagiti il Web è - grazie alla ferma convinzione di Berners-Lee - «read-write», ovvero «leggi-e-scrivi».

Inoltre Tim Berners-Lee, come già avevano fatto gli inventori di Internet, la sua invenzione la dedica al pubblico dominio, ovvero, la regala a tutti noi. Brevettando la sua straordinaria invenzione Tim BernersLee sapeva bene che avrebbe potuto diventare immensamente ricco e unirsi agli Steve Jobs e ai Bill Gates del mondo. Ma come gli inventori di Internet prima di lui, Tim sapeva bene che il prezzo di una tale scelta sarebbe stata probabilmente l’esclusione di milioni, forse di miliardi di persone dagli innumerevoli benefici della Rete. E’ anche per questo motivo che da tutto il mondo c’è stata in questi anni una gara a coprire Tim Berners-Lee di dottorati onorari, titoli nobiliari e premi. Ora Sir Tim Berners-Lee - è baronetto dal 2004 - vive a Boston dove dirige il WWW Consortium, un gruppo di esperti al lavoro per trovare sempre nuovi modi per espandere le potenzialità della Rete. L’ultimo loro prodotto è chiamato HTML5, un linguaggio di presentazione di contenuti digitali molto avanzato che promette di far fare al Web un nuovo importante balzo in avanti. Potremmo dire che l’HTML5 è il bisnipote di quell’HTML che Tim presentava quietamente al mondo vent’anni fa. Ma nonostante siano ormai passati vent’anni è bello sapere che siamo ancora solo all’inizio. Grazie, Sir Tim.

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